Del Napoli di Benitez non c’è più nulla

La festa non è mai cominciata, gli amici (quali amici?) se ne vanno, che stupido campionato. Il Napoli senza più gioco, grinta, passione, entusiasmo scivola giù, settimo, però col terzo posto a -2, dunque non tutto è perduto. S’è però perduto il Napoli che, dopo tre pareggi, cade a San Siro contro un Milan mediocre […]

La festa non è mai cominciata, gli amici (quali amici?) se ne vanno, che stupido campionato. Il Napoli senza più gioco, grinta, passione, entusiasmo scivola giù, settimo, però col terzo posto a -2, dunque non tutto è perduto. S’è però perduto il Napoli che, dopo tre pareggi, cade a San Siro contro un Milan mediocre ma volenteroso, prendendo due gol da principiante e avendo smarrito l’irresistibile forza offensiva. Prendere gol a difesa schierata è una bestemmia.

Del Napoli di Benitez non c’è più nulla. Non ci sono più lo spirito di iniziativa, il possesso, il giro-palla, le verticalizzazioni, il predominio sulle fasce, la spavalderia di sentirsi una grande squadra. Crisi di gioco completa. Ma anche vergognosa arrendevolezza, mediocrità dei singoli, poco spirito collettivo.

La gioiosa squadra con l’attacco pirotecnico è un ricordo. Higuain e Callejon non segnano più, Mertens non ha mai segnato quest’anno in campionato, due golletti per Hamsik, pochi lampi per Zapata e De Guzman, Insigne è fuori gioco.

A centrocampo il “vuoto” è ormai notevole. Jorginho non decolla e tutte le coppie provate non reggono il ruolo, condannate sempre all’inferiorità numerica in zona. La cerniera senza inventori di gioco avrebbe almeno bisogno di due mediani tosti, irriducibili, almeno Gargano, forse Inler che non è mai decisivo ma ha esperienza, una coppia fissa senza più rotazioni. Non possiamo permetterci di meglio.

In difesa è il collasso. Albiol pessimo, Koulibaly trascinato nel crollo del reparto, gli esterni deboli da Maggio, a Mesto, a Ghoulam. Contro il Milan la squadra si abbassa e prende gol. Attenzione e determinazione zero. Una volta, si prendevano gol con la squadra troppo offensiva. Ora che lo spazio davanti a Rafael è meglio (!) protetto, o almeno più affollato, il Napoli incassa a ripetizione.

Davanti, un Higuain nervoso fa poco per non esserlo, fa poco per tener su la squadra, fa poco in ogni senso e non sarà mai la bandiera e il trascinatore che Benitez pretende, ruoli ai quali l’ha inutilmente sollecitato. Ma nessuno nel Napoli ha le qualità per esserne il condottiero.

Sugli esterni Callejon e Mertens non sono più quelli dell’anno scorso. Il bicchiere è desolatamente vuoto. Otto punti in meno, quattro vittorie in meno, cinque gol in meno. Non sono un abisso rispetto all’anno passato, ma piccoli “dettagli” che appesantiscono il “totale”.

Si dovrebbe tentare di cambiare qualcosa, ritoccando il modulo, dando fiducia a Zapata al fianco di Higuain, irrobustendo il centrocampo, organizzando meglio la difesa. Non si può andare avanti non cambiando nulla.

Ritocchi “in corsa” al modulo Benitez li ha fatti anche a Milano, ma avrebbe sorpreso il Milan se avesse cominciato con la squadra degli ultimi venti minuti. Il 4-4-2 del finale a San Siro potrebbe essere la “chiave” per risollevare una squadra che ha perduto ogni sicurezza e sincronismo di movimenti. Poi, se la difesa prende gol al primo tiro, allora ogni discorso è inutile. E se allo svantaggio non segue una reazione rabbiosa, convinta, di cuore e di gambe, faccenda chiusa e buonanotte. Due tiri e il Napoli affonda. A sua volta, il Napoli tira di più ma non segna.

L’anno è agli sgoccioli. C’è l’anticipo col Parma giovedì al San Paolo, poi la Supercoppa con la Juventus lunedì, evento di prestigio al quale arriva un Napoli spompato che da un eventuale brutto rovescio riceverebbe un grosso colpo per rimettersi a galla.

Il Napoli non ha i giocatori per il modulo di Benitez (4-2-3-1), non li ha soprattutto a centrocampo e sugli esterni di difesa. La carica di entusiasmo, novità, coraggio del primo anno si è esaurita. Quello che sembrava funzionasse, pur mancando i tasselli giusti, non funziona più. Né il mercato di gennaio potrà offrire soluzioni convincenti di ricambi. Gabbiadini è un bel colpo, ma ci sarebbe bisogno d’altro. La necessità maggiore è quella di un giocatore di personalità, carisma, esperienza, con un notevole senso del gioco, insomma un leader.

Il rischio è una resa totale nonostante la classifica, col terzo posto raggiungibile, non sia compromessa del tutto. Ma ci vogliono uomini veri in campo, ci vogliono giocatori orgogliosi di indossare la maglia azzurra e professionisti che diano in campo il corrispettivo di quanto guadagnano.

Il sorteggio dei sedicesimi di Europa League, avversari i turchi del Trabzonspor, formazione di metà classifica, appare un gentile invito a provarci nella competizione continentale. Ma a febbraio quale Napoli sarà? Inutile guardare lontano, pesa un presente nero.
Mimmo Carratelli

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