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Il modello Southampton: ogni anno un tesoretto, i campioni li creano in casa

Il modello Southampton: ogni anno un tesoretto, i campioni li creano in casa

Questo inizio di Premier ci ha regalato più delusioni che sorprese. Non considerando la marcia solitaria del Chelsea, il Liverpool vice-campione d’Inghilterra staziona a metà classifica, l’Arsenal si aggrappa al solo Alexis Sanchez per restare in corsa, lo United di Van Gaal è un cantiere a cielo aperto e il City per risalire la china fa affidamento allo straordinario momento di forma di Aguero, fresco vincitore del premio giocatore dell’anno in Premier.

Fin qui, l’unica sorpresa della Premier è il Southampton di Ronald Koeman, colui che regalò la prima Champions League al Barcellona con un missile da 188 km/h che trafisse Pagliuca nella notte di Wembley. Al tecnico olandese è spettato il compito di raccogliere l’eredità di Mauricio Pochettino, trasferitosi al Tottenham, che nel giro di un anno e mezzo aveva dapprima evitato la retrocessione e poi portato i Saints all’ottavo posto , eguagliando il miglior piazzamento nella storia recente, già raggiunto nel 2002/2003.

In queste prime 13 giornate, il Southampton dopo il k.o. all’esordio in casa del Liverpool, ha inanellato 8 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte. E raggiunto i primissimi posti della classifica. Domenica c’è stato lo scontro diretto per il secondo posto con il Manchester City. La partita è terminata 3 a 0 per la squadra di Pellegrini, che è stata in grado di raddoppiare e poi chiudere la partita nonostante abbia dovuto giocare in 10 l’ultimo quarto d’ora per l’espulsione di Mangala. Questa vittoria rilancia la squadra di Pellegrini e ridimensiona Koeman ed i suoi progetti di corsa al titolo.

Non si può annoverare il Southampton tra le squadre di vertice del calcio inglese. Su 114 edizioni di First Divsion/Premier League vi ha partecipato solo 37 volte e nella sua bacheca figura una sola FA Cup vinta ai danni del Manchester United nel 1976. La svolta è avvenuta nell’estate del 2009. In quel periodo la società era sull’orlo del fallimento, la cordata guidata dall’ex bandiera Le Tissier naufragò, solo l’intervento del miliardario svizzero Liebherr ha consentito la sopravvivenza e da qui la rinascita. Nonostante l’ampia disponibilità finanziaria, il progetto fu chiaro dall’inizio: non dobbiamo aspettarci un successo immediato; un impegno immediato per la squadra sì. Creeremo un club forte ad ogni livello, ci muoveremo rapidamente, ma con un progetto a lungo termine”. In questa nuova avventura Liebher fu affiancato da Nicola Cortese, banchiere italiano, che da subito assunse il ruolo di presidente esecutivo con il compito di sviluppare una strategia a lungo termine. In effetti i risultati arrivarono quasi subito. Il Southampton nel 2009, dopo lo scampato fallimento, ripartiva dalla League One (la nostra serie C1) e dopo un anno di assestamento, raggiunse la Premier con due promozioni consecutive, chiudendo poco sopra la zona retrocessione la stagione 2012/2013, anno del ritorno nella massima divisione inglese. Il resto è storia recente.

Con le dovute proporzioni, ci sono alcune similitudini tra il Southampton ed il Napoli. Così come i Saints, anche il Napoli ha rischiato di sparire, ve l’abbiamo raccontato quest’estate nello splendido “Diario dal passato” del Ciuccio. Anche a Southampton hanno avuto un loro Dio. Matthew “Le God” Le Tissier, un centrocampista con un destro raffinatissimo , capace di mettere a segno 47 rigori su 48 , ma sopratutto d’incantare con veri e propri colpi di genio come questo, legando il suo nome e la sua carriera al Southampton.

Sarebbe stato bello azzardare un altro paragone, quello con il vivaio dei Saints. Il settimanale “Sport” qualche settimana fa dedicava la copertina al Southampton titolando “Come desideri che il tuo club corra” (I segreti dietro il successo del Southampton) accompagnata dalle miniature di Lallana, Bale, Walcott e Chamberlain. Tutti talenti cresciuti nell’academy del Southampton, sopratutto dotati di grandissima corsa e capacità atletica. Una dimostrazione pratica ci è stata data da Gareth Bale durante la finale di Coppa del Re, quando, al minuto 84, è stato capace di compiere uno scatto simile e mantenere la lucidità sotto porta. Molti di questi campioni non hanno dimenticato che il loro successo è dovuto alla preparazione e agli insegnamenti trasmessi dall’academy dei Saints. In questo breve video, Bale e gli altri raccontano dalla loro esperienza e proprio il gallese dice : si sono presi cura di me in tutto il percorso, curano ogni passo della tua carriera. 

All’interno della rivista vi è ampio reportage che si apre con un interrogativo “Cosa vorresti che il tuo club facesse con 40 milioni di sterline ?” Per il Southampton è il costo per far fare al club un passo in avanti, nello specifico è il costo del nuovo centro sportivo, intitolato a Markus Liebherr, colui che nel 2009 salvò il club dal fallimento. In occasione della presentazione dell’impianto, il direttore generale del Southampton, Gareth Rogers ha dichiarato: “una squadra di calcio sostenibile è una squadra che gioca un grande calcio.”

Il successo di questo vivaio non è qualcosa di recente, oltre al già citato Le Tissier, qui è cresciuto e si è formato il miglior marcatore del calcio inglese : Alan Shearer, 260 gol in 440 partite. Anche i loro nomi, insieme ai tanti talenti sbocciati su questi campi, sono stampati ella nuova mensa del centro sportivo, come monito e come esempio. 

Una certa vulgata vuole che il calcio sia tutto rose e fiori. Gli ultimi 10 mesi vissuti dai Saints, dimostrano il contrario. Nel gennaio scorso si è dimesso dalla carica di Presidente, Nicola Cortese, come abbiamo visto artefice dei successi recenti della squadra, si dice a causa di dissidi con Katharina Liebherr, figlia dell’ormai defunto proprietario, sulla gestione societaria. Queste dimissioni stavano per interessare anche l’ex tecnico Pochettino “Senza di lui – disse – la mia permanenza qui non ha alcun senso”, ma per fortuna dei tifosi il tecnico rimase fino al termine della stagione, conclusa con ottimi risultati.

Con il mercato estivo i pezzi pregiati del Southampton sono stati venduti. I due terzini Shaw e Chambers acquistati, uno dallo United, per 38 milioni, l’altro dall’Arsenal per 20. Mentre il Liverpool, venduto Suarez, ha investito pesantemente nelle casse del Southampton con 60 milioni per Lambert, Lallana e Lovren. In totale da questa sessione di mercato, i Saints hanno incassato quindi ben 120 milioni. Di questo copioso tesoretto, poco più della metà è stato reinvestito per rifare la squadra. Sono arrivati l’attaccante italiano Pellè, che Koeman aveva allenato al Feyenoord, il quale ha dimostrato grandissima capacità di adattamento, mettendo a segno 6 reti con 2 assist e guadagnandosi la convocazione del CT Antonio Conte; il portiere Forster dal Celtic; l’attaccante Shane Long dall’Hull City, autore di una doppietta decisiva qualche settimana contro il Leicster, subentrando dalla panchina. Koeman ha puntellato le fasce con due innesti di grande qualità : Manè dal Salisburgo e sopratutto il serbo Dusan Tadic, ex ala del Twente, che ha già all’attivo 6 assist, alcuni notevoli come questo all’esordio contro il Liverpool. Ed infine l’organico è stato completato con due innesti difensivi in prestito : Bertrand dal Chelsea e Alderweireld dall’Atletico Madrid.

Lo smantellamento della squadra portò molti giornalisti a sostenere che il club avesse perso la bussola, sui social iniziarono a girare immagini con campi di allenamento vuoti e spogliatoi pieni di soldi, ma per la nuova presidenza di Krueger e per i dirigenti del Southampton non c’è mai stata alcuna preoccupazione. Il direttore tecnico del club, Martin Hunter, sostiene che “il Southampton Way rimane, qualunque cosa accada. Nessuno aveva dubbi durante l’estate. Investiamo in ciò che è giusto, abbiamo un determinato modo di fare le cose e ci atteniamo a quello. E’ una formula che per noi funziona.” Hunter non è proprio il primo che passa. Per 13 anni ha lavorato con la FA come direttore regionale degli allenatori, poi come commissario tecnico dell’Under 15, Under 16 e Under 19. Nel 2010 arrivò a Southampton come allenatore della primavera del club ed ora come coordinatore del club a tutti i livelli, segue sia la prima squadra che le giovanili. “La bellezza di questo ruolo è che ho un contatto quotidiano con Koeman e il suo staff, perciò vi è un percorso chiaro per i nostri giovani per allenarsi con la prima squadra e sperare di accedervi. C’è un filo che passa dal ragazzo più giovane al club fino alla prima squadra.”

Il vero deus ex machina dei Saints è stato Paul Mitchell, fino a qualche giorno fa Head of Recruitment del Southampton ora passato al Tottenham. Koeman ha commentato la notizia ironicamente: forse gli Spurs ritengono di non poter acquistare i nostri calciatori, così hanno dovuto portare via altre persone.

Il suo successo è legato alla “scatola nera”, una suite high-tech al campo di allenamento che sembra in realtà un cinema privato, dominato da uno schermo gigante, ci sono anche posti a sedere per i pochi ospiti privilegiati. L’apparecchiatura gli consente di guardare i filmati di giocatori di tutti i livelli e campionati di tutto il mondo ed è stato progettato specificamente per il Southampton. Dice Mitchell : “Usiamo questa stanza per controllare il giocatore. Possiamo vedere come un giocatore gioca con la primavera ed i nostri indicatori e benchmark ci diranno se è in grado di produrre gli stessi risultati con la prima squadra.” 

Inoltre sostiene che “quando abbiamo preso Koeman, abbiamo cercato un manager che avesse una filosofia simile a quella del Southampton. Lui non è venuto qui per portare dei nomi che non combaciassero con le nostre idee. Filosofia e idee sui giocatori di Koeman sono in parallelo con la nostre. Così molti dei giocatori che gli abbiamo proposto quest’estate erano su misura con quello che lui riteneva essere un buon acquisto per il suo stile. Uno stile che dovrebbe riflettere quello che noi proviamo a rappresentare al meglio”.

Mitchell sa bene che il reclutamento non è una scienza perfetta.”Cerchiamo di scavare più in fondo possibile , ad esempio nel carattere, ma ci sono alcuni fattori umani che non possiamo decifrare. I giocatori che che riescono qui sono quelli che vengono ed abbracciano quello che stiamo cercando di fare. Sono aperti alla medicina, agli allenamenti, alla tattica ecc ma non possono venire qui e pensare che sono il prodotto finito, perchè questa è una grande piattaforma per i i giocatori che vogliono andare avanti e non stare fermi.”

Se l’academy del Southampton è la migliore d’Inghilterra, un motivo ci sarà. A questo proposito quel tale che siede sulla panchina del Napoli, quello che non capisce il calcio italiano, quello che parla di sandali e di favolette di Esopo, lo ripete da tanto. L’ultima in ordine di tempo, qualche settimana fa sulla Gazzetta, alla domanda “Cosa serve al Napoli per vincere lo scudetto?” «Un progetto non dipende da un solo risultato, è importante creare la base per migliorare sempre e avere la possibilità, anno dopo anno, di vincere attraendo giocatori migliori. La Juve è l’esempio: struttura, rosa, organizzazione della società, componenti che si sono consolidate negli anni. I giocatori e la struttura della società fanno la differenza».”

Per carità il Napolista è snob, è un covo d’integralisti e di rafaeliti, ma quando Benitez prima o poi andrà altrove, lasciandoci alle nostre misere putecarelle (è nei fatti ed è pacifico l’ha detto anche il presidente De Laurentiis a Settembre : gli allenatori vanno e vengono, i tifosi e la società restano) potremmo nuovamente affidarci a coloro che hanno bollato come bidoni David Lopez, Koulibaly e De Guzman (per tacere di Mertens e Callejon), tutta gente che giocava (anche) in Premier o nella Liga, mentre i nostri opinionisti guardavano Biancolino (copyright Il Ciuccio)
Alfonso Noel Angrisani

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