Se dovesse giocare stasera a Milano, Christian Maggio raggiungerebbe le 230 presenze in maglia azzurra, al pari di Giancarlo Corradini e a quattro partite da José Altafini. Il giocatore veneto – di Montecchio Maggiore, provincia di Vicenza – è nei primi 25 nella classifica di presenze in azzurro di tutti i tempi. Graduatoria che vede Marek Hamsik al quinto posto, con 311, a undici partite da Ciro Ferrara. Primo, per ora irraggiungibile, c’è Bruscolotti con 511.
Ma torniamo a Maggio. Venne acquistato dalla Sampdoria allenata da Walter Mazzarri nell’estate del 2008. L’esterno destro era reduce dalla sua stagione rivelazione: segnò nove gol in serie A, il più importante nel derby. Pier Paolo Marino – allora detentore unico delle chiavi del Napoli – lo acquista per otto milioni di euro al secondo anno di serie A degli azzurri.
Maggio ha un avvio fragoroso. Va in gol alla seconda giornata, al San Paolo, contro la sua ex Fiorentina ed esulta sotto la curva B con un inchino. Proprio con i viola, Maggio aveva avuto un’esperienza non felice: Prandelli lo considerava – non a torto invero – carente in fase difensiva. E in effetti Maggio ha sempre offerto il meglio di sé in progressione. Non dotato di un piede sopraffino (con la mirabile parentesi di Livorno, dove segnò un gol alla Marco Van Basten) né di un cross alla Manfred Kaltz, Maggio ha però sempre contato su un allungo da quattrocentista che Walter Mazzarri è riuscito a esaltare.
Per fortuna di Maggio, e del Napoli, l’anno successivo i due si ritrovano a Castel Volturno. Il suo rientro dopo un intervento al legamento del ginocchio coincide proprio con l’arrivo di Mazzarri sulla nostra panchina: Napoli-Bologna, ed è lui a segnare il gol decisivo a pochi minuti dalla fine. Così come è lui, proprio a Firenze, a realizzare il gol vittoria sempre nel finale dopo un rigore sbagliato da Quagliarella.
Maggio non si ferma più ed è grande protagonista del ritorno in Champions. A lui sono legati i più grandi rimpianti dell’ottavo di finale di Champions League. Fu lui a fallire l’occasione del 4-1 nel finale al San Paolo e fu lui a uscire a Stamford Bridge per un infortunio.
Considerato un uomo di Mazzarri, Maggio è stato più volte dato in partenza negli ultimi due anni. Eppure è rimasto sempre al suo posto, anche nel Napoli di Benitez, pur senza riuscire più a esprimersi come negli anni precedenti. Di lui si ricorda il cross-assist per Callejon in Coppa Italia contro la Roma nella gara di ritorno. Ma anche le amnesie di Bilbao. Contro il Torino c’è stato qualche segnale di risveglio. Suo il cross per Michu che ha colpito la traversa di testa.
Stasera a San Siro potrebbe raggiungere le 230 presenze in azzurro. In quello stadio dove sei anni fu protagonista – in negativo – di un Milan-Napoli che fu il primo segnale di ridimensionamento della squadra di Reja. Venne espulso per doppia ammonizione da un arbitro che si fece condizionare non poco in campo dai rossoneri, Gattuso su tutti. Quell’arbitro si chiamava Rocchi.
Massimiliano Gallo