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Cos’avremmo detto a parti invertite? Impariamo a godere (e a soffrire)

Mi perdonerà il maestro Carratelli se per una volta non concordo con lui. Ieri sera il Napoli (IN MAGLIA AZZURRA) ha disputato una partita intelligente. Ha dato dimostrazione di saper soffrire. Ha mostrato un’ottima difesa, più che ottima direi. Reina è stato sì il migliore in campo ma solo una volta la Roma ha messo un giocatore in area davanti al nostro portiere (Gervinho nel primo tempo e, volendo, l’occasione di testa a inizio partita). Le altre conclusioni pericolose sono state da lontano: Bastos nel primo tempo, Maicon due volte nella ripresa (una resa infida dalla deviazione di Inler, l’altra nel finale). Abbiamo sicuramente contenuto. Siamo stati messi sotto dalla Roma che ha mostrato grande abilità nel possesso palla e anche un ottimo dinamismo, non c’è dubbio. Va anche detto, però, che l’occasione più ghiotta è capitata a noi, nel secondo tempo, con Callejon. Non si può soffrire così? (questo lo dico in generale) No, non sono d’accordo. Soffriremo sempre di più così, almeno spero. È così che si soffre quando si arriva in alto. Vincere – lo abbiamo già scritto – comporta sofferenza. Abbiamo dimenticato le palpitazioni dell’era Maradona; ricordiamo solo i successi, ed è giusto così. Ma la sofferenza, credetemi, era inaudita.

Facciamo un passo indietro. E sottolineiamo che probabilmente il 3-0 di Coppa Italia aveva illuso la tifoseria, ormai convinta che avremmo potuto fare della Roma un sol boccone. Fino a ieri sera la squadra di Garcia aveva subito due sole sconfitte: una in campionato (dalla Juventus), l’altra in Coppa Italia (da noi). Pensare di ripetere la serata di Coppa era fantascienza. Senza dimenticare che Benitez ha dovuto fare a meno di quello che sarebbe potuto essere il centrocampo titolare: Behrami-Jorginho. Garcia ha tolto attaccanti centrali dalla sua formazione e di fatto ha giocato con una sola punta: Gervinho. Dopo pochi minuti ha poi dovuto rinunciare al suo uomo migliore, Strootman. Il Napoli l’ha giocata come se fosse una partita di Coppa. Ha aspettato l’avversario. Con l’intenzione di colpirlo in contropiede (o ripartenza, fate voi). Il canovaccio è stato chiaro sin da subito.

Il Napoli ha mostrato grande solidità nella coppia difensiva centrale. Con un Fernandez che è cresciuto molto da quando ha sentito la fiducia dell’allenatore. Non è stato un Napoli arrembante, per niente. È stato un Napoli sornione, che ha avvertito tanto la brutta serata di due giocatori: Dzemaili e Hamsik. A centrocampo, Nainggolan ha imperversato e l’abulia dello slovacco ci ha fatto perdere una pedina chiave per le ripartenze. Forse un giorno (non ora) dovremmo aprire una discussione sul nostro capitano. E chissà se in altre stanze questo tema non lo stiano già affrontando.

Insomma, il primo tempo è stato una riedizione della gara d’andata a parti invertite. Garcia, che ha la memoria corta, non ricorda che – prima del gol di Pjanic su punizione – il Napoli ebbe due occasioni d’oro all’Olimpico: una con Pandev, l’altra con Insigne. Allora non si parlò di quanto fosse crudele il gioco del calcio. Ma va bene. Nella notte ho rivisto la partita a Sky: a tutti i tifosi del Napoli la mia più piena e incondizionata solidarietà per la telecronaca.

Nella ripresa la Roma è parsa persino più padrona del campo. Senza peraltro impensierire Reina, se non su tiro di Maicon deviato da Inler. Qui Pepe ha compiuto una parata strepitosa. Dopo l’incredibile occasione sciupata da Callejon, Benitez ha capito che Dzemaili proprio non ce la faceva e ha inserito Henrique. Quello che avrebbe dovuto ripercorrere le orme di Donadel. Beh, quando un calciatore entra in quelle condizioni e ne avverti il peso in campo, vuol dire che così brocco non è. E infatti con lui là in mezzo non abbiamo avuto più buchi a centrocampo. Vorrei qui sottolineare che loro come quinto mediano hanno utilizzato Taddei (peraltro autore di una prova egregia).

Il Napoli si è difeso ma non ha mai rinunciato all’idea di vincere. Lo rivela il cambio Hamsik-Insigne. E poi, dopo il gol, persino quello Callejon-Pandev. Il gol, appunto. Un cross – di Ghoulam – che al San Paolo dalla sinistra non vedevamo da un po’ di tempo. E un’incornata alla Paolino Pulici. È venuto giù il San Paolo. Abbiamo sconfitto la seconda in classifica ed è da sognatori ipotizzare che avremmo potuto farlo passeggiando. Mettiamoci l’anima in pace: sarà sempre più un Napoli per cuori forti. L’alta classifica implica l’alta tensione. E saper soffrire è caratteristica imprescindibile di un gruppo che vuole ambire a diventare una grande squadra.

C’è un solo dubbio che da ieri sera mi tormenta (oltre alla qualità del tifo, ma non voglio aprire una vecchia polemica), riguarda la condizione fisica. Anche perché la nostra stagione è ancora lunga. Alcuni giocatori sembrano provati. Anche se poi ci pensi su e ti rendi conto che i peggiori sono stati Hamsik e Dzemaili che hanno fin qui giocato indubbiamente poco. Per il resto, è stata una vittoria importantissima. Non so se in chiave secondo posto – sei punti sono tanti e la Roma non sembra affatto morta – ma sicuramente per il morale delle truppe. Ancora una volta il Napoli ha mostrato di non fallire gli appuntamenti che contano, almeno al San Paolo. Tutto è migliorabile, per carità. Ma il Napoli ieri sera non ha rubato nulla. A parti invertite, oggi avremmo elogiato la difesa della Roma e inveito contro lo sterile possesso palla del Napoli. Impariamo a godere. Non dobbiamo dimostrare niente a nessuno.
Massimiliano Gallo

p.s. piccola nota polemica. In genere, dopo ogni passo falso, ricevo sms da due-tre amici non proprio simpatizzanti di Rafa (ufficialmente non sono anti-Rafa, per carità). Ieri sera l’i-phone è rimasto muto, così come dopo Napoli-Borussia, Napoli-Arsenal, Napoli-Inter, insomma avete capito. Sarà stato sicuramente un problema di campo. È stato bello, invece, a fine gara vedere sulle gradinate della Nisida un esausto ma ineludibilmente felice Guido Clemente di San Luca.

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