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Hamsik rischia di diventare il tormentone del mercato

Marek Hamsik. Il tormentone è appena cominciato. Resterà o non resterà? A parlarne fin troppo apertamente è stato papà Di Marzio, ex tecnico azzurro negli anni Settanta, scopritore di Maradona. «Se Benitez dovesse rimanere a Napoli, Hamsik sarebbe il primo a partire. Ve lo dico a marzo». E, a giudicare dalle dichiarazioni di oggi di De Laurentiis, Benitez resterà a Napoli. Probabilmente a lungo. E toccherà a lui, al termine di questa stagione (in realtà pensiamo, e speriamo, che lo stia già facendo), tracciare un primo bilancio e disegnare il Napoli futuro. Una squadra che dovrà irrobustirsi ulteriormente, consolidare la posizione in Italia e in Europa, e puntare a vincere.

La domanda è: il Napoli può diventare una grande squadra con Marek Hamsik? E ancora: il nostro capitano ha la solidità mentale e nervosa per reggere il salto di qualità? Domande – va detto – che qui a Napoli ci poniamo da tempo. Hamsik è sempre stato un cavallo di razza, un giocatore sopraffino, in grado di rendere semplici le giocate più difficili. Eppure, nei momenti importanti, ha spesso brillato per la sua assenza. Non sempre, va detto. A lui sono legati straordinari successi sulla Juventus, sia in Campionato sia nella finale di Coppa Italia. Probabilmente quella scorsa è stata la sua migliore stagione. La partenza di Lavezzi sembrava averlo sbloccato definitivamente. Prese per mano la squadra in coppia con Cavani e condusse il Napoli al secondo posto.

Quest’anno, invece, con l’avvento di Benitez – e complice il primo infortunio rilevante della sua carriera – Marek ha invece lasciato fin qui a desiderare. Eppure era partito benissimo. Quattro gol in due partite. Due al Bologna, due al Chievo. Il 4-2-3-1 sembrava inizialmente disegnato su misura per lui. Le cose poi sono andate diversamente. Marek è parso spesso a disagio. «Troverà lui la posizione in campo», disse Benitez. E invece Hamsik ha faticato non poco a sentirsi parte integrante di questo progetto tattico. Forse ha anche pagato un compito nello spogliatoio non proprio adatto al suo temperamento: quello di fare da collante tra la vecchia guardia (Cannavaro, Behrami, Maggio) e la nuova (i giocatori di lingua spagnola arrivati con Rafa). Marek – almeno questa è l’impressione – è rimasto schiacciato da questo ruolo.

A una situazione già non felice si è aggiunto l’infortunio al dito del piede che, di fatto, lo ha tenuto fermo per oltre due mesi. Il suo ultimo gol risale al 2 novembre, contro il Catania. Sono trascorsi oltre quattro mesi. Un’enormità per uno come lui che da quando è a Napoli è sempre andato in doppia cifra. Che non ha fatto della sua dimestichezza col gol un tratto distintivo.

Il punto, però, non è l’infortunio né la sua amnesia realizzativa. Il discorso è più complesso. A fine stagione, il Napoli sarà a un bivio importante. Dovrà affrontare la seconda campagna acquisti targata Benitez. La più difficile. Quando una squadra sale di livello, è più arduo riuscire ad acquistare calciatori in grado di garantirti un ulteriore miglioramento. Quest’anno, paradossalmente, è stato più semplice. Tranne che per la ricerca del centravanti. E alla fine non ci possiamo certo lamentare. Così come non ci possiamo lamentare di Callejon, Mertens, Albiol, Reina. Cui si sono aggiunti Ghoulam, Henrique, Zapata, Jorginho. Più o meno il Napoli sa dove dover rinforzare la rosa. Resta un punto interrogativo: l’uomo dietro la prima punta. Il ruolo di Hamsik. È una scelta non agevole. E nemmeno indolore. Hamsik è l’ultimo tenore rimasto. Un calciatore che ha sempre dichiarato di voler restare a Napoli il più a lungo possibile. Molto amato dal pubblico che si è abituato a convivere con le sue pause. Bisogna però cinicamente comprendere se queste pause sono compatibili con gli obiettivi di crescita che presumibilmente si porrà il Napoli di Benitez e De Laurentiis. A prescindere dal finale di stagione di Hamsik, che noi ci auguriamo il più brillante possibile. Quando Hamsik gira, è tutto un altro Napoli. Questo è innegabile.
Massimiliano Gallo

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