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Quando uno zero a zero fuori casa in Europa ci rendeva felici

Sono in serate come quella di ieri che ti accorgi che tutto è cambiato. Che gli anni sono passati. Che la globalizzazione – con le pay tv e tutto il resto – ci ha massacrati. Vi racconto questo particolare: a casa mia, non so per quale motivo, gli avvenimenti sportivi trasmessi in diretta sulle reti Mediaset sono senza telecronaca. Manca l’audio, sono percepibili soltanto i rumori di fondo dello stadio. Insomma, una pacchia, almeno per chi come me odia le telecronache. Trent’anni fa, e anche di più, avrei pagato per poter assistere in diretta del Napoli in una competizione europea. E ieri sera mi è parso di tornare indietro nel tempo. A quelle trasferte anni Settanta in luoghi mai sentiti che si andavano a cercare sulle cartine geografiche (internet non c’era). Dove, in genere, si incontravano squadre che giocavano come indemoniate e che correvano a mille all’ora.

Perché, va ricordato, ci fu un tempo nel nostro calcio in cui in trasferta ci si difendeva. Punto. Sempre. Nelle competizioni europee in particolare. È questo il motivo per cui il Milan allenato da un certo Arrigo Sacchi è passato alla storia, secondo alcuni (Ciuccio, ti fischieranno le orecchie) al di là dei propri meriti. E ieri il Napoli mi ha fatto rivivere sensazioni dimenticate. Una partita in difesa come quelle di una volta. Con gli altri che sfrecciano da tutte le parti e il tuo portiere che si erge a eroe. Para con la faccia, alza una sventola con le unghie sopra la traversa, smanaccia in calcio d’angolo. Lui contro tutti. Il supereroe. Un tempo diventavano personaggi mitici. A Napoli ancora ricordiamo le parate di Bugatti in quel celeberrimo 1-3 in casa della Juventus. Oggi, invece, sembra quasi un’offesa. Storciamo il naso perché abbiamo subito. Perché il possesso palla lo hanno fatto loro (ieri sera eh, perché quando lo facciamo noi, invece, è sterile predominio), nel primo tempo in maniera imbarazzante per noi. “Ci hanno rubato la idea”, direbbe il Petisso.

Insomma, il Napoli in Galles ha subito. Dopo cinque minuti piuttosto felici, con il gol sfiorato da Callejon e Hamsik, lo Swansea – che è uno strano mix tra agonismo gallese e possesso palla spagnolo – ha guadagnato metri e si è reso più volte pericoloso col suo attacco veloce ma per fortuna nostra poco preciso. Abbiamo sofferto, certo, soprattutto nel primo tempo (il secondo è scivolato via più o meno liscio). Proprio come accadeva nell’era pre-Sacchi. Ma, almeno ieri sera, l’abbiamo sfangata. E lo abbiamo fatto con una formazione non titolare: ha giocato Britos (bisognerebbe chiedersi come sia stato possibile che un allenatore ne abbia fortemente caldeggiato l’acquisto per la cifra di otto milioni e la sorella del difensore se ne faccia una ragione invece di twittare amenità); ha giocato un Reveillere in grandissima difficoltà; ha giocato Henrique (che a me non è affatto dispiaciuto) per una linea centrale difensiva del tutto inedita. A centrocampo siamo stati senza Behrami. Anche senza Jorginho, certo. A proposito, ieri sera se non ci fosse stato Henrique nella lista Uefa avremmo giocato con Uvini centrale.

Ormai, dopo anni, dovremmo comprendere la logica di questi avvicendamenti. Non possono giocare sempre gli stessi. Si usurerebbero, per utilizzare un termine poco adatto a un essere umano. Col senno di poi, anche la presenza di Higuain si è rivelata del tutto ininfluente.

Una squadra forte deve riuscire a portare a casa anche le partite in cui non si esprime al massimo. È impensabile riuscire a dare il meglio di sé in ogni gara. Tra tre giorni saremo di nuovo in campo. E dopo altri tre giorni ci sarà il ritorno con lo Swansea. E poi ancora campionato. Ormai lo sappiamo. Ce lo ripeteva anche Mazzarri. Con una differenza non da poco: lo scorso anno una partita del genere l’avremmo perduta tre a zero e tutti a casa. Adesso siamo ancora in corsa. Il primo zero a zero della gestione Benitez lascia intatte le nostre chances di qualificazione. Ho letto qua e là che già lo scorso anno Benitez (al Chelsea) fu eliminato dallo Swansea dopo uno zero a zero fuori casa. Vedremo. Intanto registriamo la terza partita consecutiva senza subire gol. “Eh ma c’era il portiere”. E che volete giocare, senza portiere?
Massimiliano Gallo

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