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Caro Insigne, Napoli è infame. Ma tu lavora di più, devi crescere

Caro Lorenzo,
tu hai ragione. Questa città è infame. Invidia, non perdona, non ammette che chi è nato dentro di lei ne venga fuori e diventi uno che emerge senza pagare dazio, che dica “Sono napoletano e sono fortunato”. Almeno non senza andarsene altrove. Non sia mai, Lorenzuccio mio. Arrassusia!

Hai ragione quando alzi la mano e li mandi a quel paese, sfidandoli a fischiare ancora di più, perché tanto non sanno quello che fanno. Scommetterei che in quel momento hai pensato alle tante squadre che pagherebbero per averti. Hai pensato a Prandelli che ti stima. Hai pensato semplicemente “fottetevi”. Hai ragione, cioè no: hai torto. Il risentimento non fa crescere niente.

Allora tu adesso segui un momento il mio ragionamento. Perché tu non mi conosci – hai ragione, perché dovresti? – però io sono uno che per te ha spasimato di passione. Sono un insignista, prendimi come un tifoso personale. Io non ti avrei fischiato ieri sera. Ma – e ho i testimoni – davanti al televisore te ne ho dette di tutti i colori.

Lorenzo, tu quest’anno non puoi lamentarti di niente. Hai avuto tutte le tue opportunità. È vero, il clan Pipita-Calle-Mertens ti ha fatto un po’ di guerra, e lo si vede perfino in campo. Ma Benitez ti ha difeso da loro e ti ha garantito tutto lo spazio e i minuti per emergere. Secondo me lo ha fatto proprio perché è ciò che le curve sceme e teleguidate dicono che non è: un allenatore che ama Napoli, che ne sente il battito del cuore, che ne capisce i sentimenti.

Tu finora non ce l’hai fatta. E non devi arrabbiarti, disperarti, cercare la fuga o buttarti giù. Devi capire, lavorare. Perché tu hai ragione a mandarci – io non fischio mai, ma mi prendo la responsabilità – a “farci benedire”, ma noi abbiamo le nostre ragioni. Ascoltale.

Tu sei esasperante quando, invece di pensare a verticalizzare il gioco, torni indietro, fai girotondo attorno all’avversario, ridai palla al compagno più vicino. Cosa ci esaspera? Lo scarico di responsabilità, è come se tu dicessi: fate voi. Quel senso di rinuncia ci fa impazzire di rabbia. Sì, non sarai massiccio, ma una volta tanto lo scontro accettalo, e se ti fanno sentire i tacchetti tu fai sentire un gomito o un ginocchio.

Tu sei esasperante quando ti innamori della palla, quando fai un cross, un passaggio, un appoggio e ormai, regolarmente, lo sbagli. Che cos’è? Emozione, stress, paura di sbagliare?

Tu sei esasperante quando di fronte alle difficoltà ti scarichi, rinunci, fai “la faccia appesa” e non combatti. Mertens non ti sconfigge sul piano tecnico. Ti supera sul carattere. E sulla professionalità. Lui di fronte all’esclusione si allena più forte, corre combatte. Dà garanzie. Tu ti deprimi. Sei proprio napoletano, fratello piccolo nostro.

E sei esasperante quando hai la presunzione di sapere già tutta l’arte. O Lorenzino, tu hai avuto il culo – scusa, ma di questo si tratta – di essere allenato da un grandissimo tecnico. È la tua occasione, puoi crescere e diventare un fuoriclasse e tu che fai? Non lavori, vai piano, ti scocci, ti ribelli. Ma lo vedi Mertens? Lo vedi come morde alle caviglie l’avversario, come supplisce alla mancanza di fisico con il dinamismo? E come su questo costruisce un rapporto di stima con gli altri e con il tecnico? Non fare il napoletano schiattiglioso, Lorenzo. E non fare il presuntuoso.

Non fare il napoletano significa alcune cose:
a) calmati, devi crescere, sei dalla parte del torto. A scuola si direbbe: mettiti a studiare;

b) studia gli altri, non sentirti perseguitato, è interesse della società e dell’allenatore che tu ce la faccia, oltre tutto c’è un mare di partite da giocare. Servi a tutti noi al massimo livello;
Non c’è una trama contro di te e quella di Higuain e Calle è una normale dinamica da luogo di lavoro; fottitene e sorridi;

c) esercitati: il talento non basta e tu sei impreciso, fai troppi errori, dimenticavo: sei esasperante anche perché non corri abbastanza. Ma perché arriva sempre prima il difensore? Resta al campo più tempo. Lavora extra, tira, appoggia e chiedi a Benitez di lavorare di più;

d) cerca di farti accettare. Abbassa la testa, ammetti i torti, fatti il mazzo e su questo ricostruisci il rapporto con i compagni. Non fare il napoletano pigro e schiattiglioso. L’ho già detto, lo so.

Poi certo chi fischia come se fosse alla Scala è un fesso. Ma tu, vuoi che la tua vita sia determinata dai fessi o dal tuo talento? Ah il talento… se non lo metti a frutto, finisce che pure col Vangelo ti trovi in crisi.
Vittorio Zambardino

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