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Macaluso: «È una vergogna dire che colerosi è uno sfottò. La politica non sottovaluti quel che accade negli stadi»

«Guarda, su un solo punto ha ragione Galliani: che per cinquanta individui non può pagare uno stadio intero. Su questo sono d’accordo con lui. Su tutto il resto no». Parole di Emanuele Macaluso, figura storica della sinistra italiana, padre della corrente dei miglioristi all’interno del Pci, infaticabile osservatore della vita non solo politica in Italia. Novant’anni il prossimo marzo, Macaluso è un appassionato di calcio. Due le sue squadre del cuore, il Napoli e il Palermo. Lui è un napolista ad honorem, avendo firmato il primo numero del nostro giornale con un elogio di Grava.

A lui abbiamo chiesto un parere su quel che sta accadendo in questi giorni negli stadi italiani e nel mondo del calcio.
«Quelle dichiarazioni di Galliani che equiparano l’epiteto “colerosi, terremotati” a uno sfottò sono semplicemente vergognose. È un modo per attenuare e giustificare le responsabilità delle società. Possibile mai che in tanti anni, decenni ormai, le società, in collaborazione con le forze dell’ordine, non siano riuscite a individuare chi sono queste persone? Eppure ormai hanno anche altri strumenti a disposizione, possono avvalersi dei cosiddetti steward per sapere, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, che cosa accade negli stadi. Dovrebbero avere il controllo di quel che succede. E invece puntualmente chiudono gli occhi. È chiaro che uno stadio intero non possa essere chiuso per quaranta persone, ma è altrettanto chiara la responsabilità nel non volerli individuare e allontanare dagli stadi, com’è accaduto invece in altri paesi d‘Europa. Manca la volontà politica».

A proposito di politica. L’ultimo ministro che, nel bene e nel male, realmente si interessò al pianeta calcio fu Roberto Maroni. La sua battaglia politica sulla tessera del tifoso provocò numerose polemiche. Fu però il segno di un intervento della politica nel pianeta calcio. In questi giorni, invece, il silenzio della politica è imbarazzante. Il ministro Alfano, ma non solo lui, ha fatto finta di niente.
«E sbagliano. Sono anni che sostengo il contrario: la politica deve occuparsi di quel che avviene negli stadi. È anche lì che prende forma lo spirito pubblico di un individuo. Questo vale soprattutto per le nuove generazioni, più permeabili alle influenze esterne. La politica non deve sottovalutare quel che accade negli stadi, spesso proprio lì assistiamo alla nascita di fenomeni che poi sfociano altrove. Detto questo, aggiungo anche che la politica si disinteressa di tante di quelle cose cui oggi accodiamo anche il calcio».

Fabrizio Bocca, su Repubblica, ha scritto che stiamo alla nascita di un’Alba Dorata del pallone.
«Questo mi sembra eccessivo. Però è vero che le organizzazioni di estrema destra, o una nascente Alba Dorata può facilmente penetrare nelle curva e manovrare queste persone. Il manico dell’eversione non credo che sia nelle curve, però lì si può certo reclutare tanta manovalanza».
Massimiliano Gallo

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