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Benitez, l’uomo che ai gol del Napoli prende appunti

La prima volta è andato a sedersi dopo una trentina di minuti. Io pensavo per la pioggia. Ho visto Rafa scendere in uno di quei seminterrati che ormai si usano come panchine, l’ho visto inghiottito dentro un budello scavato nel prato e ho creduto che volesse ripararsi. Invece lui si è seduto e ha tirato fuori un quadernino. Lavorava. Con la faccia del pianista che si isola dal resto del mondo posando gli occhi sopra il suo spartito. Appunti.
Gli appunti di Benitez non sono una novità napoletana, Rafa riempiva i bloc notes di riflessioni sulle sue partite di calcio già da ragazzino, già da giovane calciatore. I pregi e i difetti dei compagni, le caratteristiche degli avversari, la maniera di stare in campo. Il Benitez allenatore è nato lì. Sui taccuini. E’ nato dalla fiducia nei propri appunti, dall’idea che tutta quella carta accumulata per anni e poi tradotta in bytes, trasferita nell’hard disk di un computer, un giorno sarebbe stata utile. Il calcio di Rafa Benitez è un calcio esatto, scientifico, che scruta l’immantinente e a quello si attiene. Non c’è spazio per il trascendente, per la giacca, la camicia bianca, il dito che batte sull’orologio. Il calcio di Benitez è studio dei fenomeni naturali, è ricerca di un metodo affidabile per ricavare indicazioni da quelli, per costruirci sopra un ragionamento. E se va via Cavani, allora troveremo un modo, ne troveremo certamente un altro per stare in campo, per stare al mondo, per continuare a esistere, per essere noi. E’ un calcio in cui non esiste il male assoluto. E’ il calcio di Leibniz. E’ la riconduzione di ragionamenti complicati a movimenti semplici, essenziali. E’ l’avvento del secolo dei lumi. E’ il raggiungimento della conoscenza e del risultato attraverso la ragione, la ragione di un calcio catturato e chiuso lì, negli appunti, contrapposto a quello del bacio poggiato con la mano sopra una foto incollata alle pareti delle scalette che portano al campo.
Football Coaches Notepad, si chiamano così i bloc notes che in genere usano gli allenatori delle squadre di calcio. In Inghilterra li adopera Villas Boas, costano 6 sterline. Quaderni che hanno una doppia pagina. Da un lato un foglio a righe, dall’altro il disegno di un campo di calcio. Non so se siano gli stessi che usa Benitez, non sono riuscito a vederlo. Ma qui non contano le righe o i quadretti, conta la missione di quei fogli. La loro ragione di essere. Perciò può perfino succedere che Gonzalo Higuain segni un gol alla squadra finalista dell’ultima Champions e che Lorenzo Insigne segni una delle punizioni più belle nella storia del Napoli, ma che Rafa Benitez rimanga lì, seduto, la faccia del pianista, il quaderno fra le mani, i pensieri fermi, impassibile, a scrivere i suoi appunti, nel corpo della festa.
“Quando nasceranno controversie, basterà prendere in mano la penna, sedersi davanti all’abaco e dirsi: calcoliamo”. (Gottfried Leibniz)
Il Ciuccio

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