Portanova tornava in campo dopo aver scontato quattro mesi di squalifica per omessa denunzia. Quando ha seminato in area Cannavaro, per andare a segnare il goal della vittoria del Bologna, mi è sembrato subito come un triste presagio, quasi un passaggio di testimone che oggi ha trovato la sua conferma nella sentenza della Disciplinare. Una decisione assurda ma inevitabile, fino a quando le norme che regolano la giustizia sportiva saranno queste è inutile strapparsi le vesti o gridare al complotto contro il Napoli. Adesso ci sarà un gran parlare, spesso a vanvera, sulla fantomatica responsabilità oggettiva, considerata un obbrobrio giuridico da cancellare. Non c’è dubbio che condannare qualcuno per comportamenti altrui, soprattutto con prove ambigue ed inconsistenti, può produrre decisioni aberranti ed è indispensabile discuterne finalmente in maniera seria per trovare dei correttivi. Non ricordo però dalle parti nostre analogo scalpore, né medesimi strepiti, quando Conte, per una vicenda per molti versi simile anche se riferibile ad un illecito consumato, ha subito una lunga squalifica. Le battaglie sui principi diventano serie e credibili quando non possono essere tacciate di strumentalità e parzialità. Va innanzitutto ricordato, per chi non lo sapesse, che sono molte le ipotesi per le quali anche il nostro codice civile già prevede profili di colpa per responsabilità oggettiva, d’altronde proviamo ad immaginare cosa potrebbe accadere nel calcio dei nostri giorni, inquinato da mercimoni ed intrallazzi di ogni tipo, se, anche di fronte a gravi illeciti, le società potessero chiamarsi fuori e scaricare tutte le responsabilità sui loro tesserati. Insomma un male inevitabile che andrebbe però temperato e non applicato con irresponsabile automatismo. E’ contro ogni regola di buon senso giuridico, infatti, sanzionare così severamente Grava e Cannavaro, ed ancor di più la squadra, solo per non aver denunziato il tentativo, peraltro fermamente respinto, di coinvolgerli nella combine di una partita mai concretizzatasi. In attesa che queste regole di diritto sportivo vengano finalmente modificate si può, e si deve, pretendere subito dai giudici sportivi coraggio interpretativo, decisioni adeguate al caso concreto ed anche una tempistica che non falsi il campionato. Al di là del contenuto delle sentenze è, infatti, veramente assurdo che le sanzioni ad alcune Società e ai loro calciatori vengano irrogate nel pieno della stagione agonistica e soprattutto con criteri di priorità assolutamente arbitrari. Mi domando, per esempio, perché Mauri, giocatore importante della Lazio, raggiunto da gravissime accuse anche in sede penale, continui impunemente a giocare ed a regalare punti importanti alla sua squadra anziché fargliene perdere. Il Napoli ha affrontato questa scadenza giudiziaria badando più alla immagine che alla sostanza, se si è innocenti si deve andare a testa alta di fronte al proprio giudice hanno detto a gran voce tutti i dirigenti e il loro difensore. Nobile ed elegante atteggiamento, ma chiunque ha un po’ di esperienza sa bene che quando si attraversa un processo, qualsiasi tipo di processo, con l’obbiettivo di difendere un principio senza badare a limitare i danni, si rischia di finire cornuti e mazziati, triste ma quasi inevitabile epilogo. Misera soddisfazione, quasi una beffa, prevedere che da qui ad alcuni mesi il Tnas, molto probabilmente, cancellerà o ridimensionerà la sentenza di primo grado perché nel frattempo il danno sarà già stato irrimediabilmente arrecato. Claudio Botti
Il Napoli ha sbagliato strategia difensiva (e se ci interessava il principio, avremmo dovuto difendere Conte)
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