Oggi rientra De Laurentiis, e trova l’ambiente abbastanza teso: tre sconfitte nelle ultime quattro partite, i tifosi depressi e, soprattutto, Mazzarri col mal di pancia. Il problema è principalmente questo, il presidente vuole convincere l’allenatore a prolungare il contratto, il mister preferisce parlare di anno sabbatico.Aurelio è un uomo irruento quanto capace di ponderare le scelte, sa che non otterrà ora il rinnovo di Mazzarri (anche perché su questi presupposti non lo otterrebbe), ma che la trattativa deve fare il primo salto di qualità. E, probabilmente, il prosieguo dell’esperienza napoletana di Walter passa dalla decapitazione di un personaggio chiave della dirigenza.
Proviamo a immaginare il tenore della chiacchierata tra i due. Walter: “Sono tre anni che non mi prendi i giocatori che voglio, come fai a chiedermi di rimanere?”. Aurelio: “Ci conosciamo dal 2009, sai meglio di me qual è la gestione della società”. Il toscano: “Sì, Dio bono, ma sono io che ci metto la faccia in panchina, è con me che la gente se la prende”. Il romano a stelle e strisce: “In questi anni mi puoi rimproverare tutto, tranne di non aver speso. Sei tra gli allenatori meglio pagati della serie A, la scorsa estate se ne sono andati decine di milioni di euro per prendere cinque giocatori: a me i soldi non escono dal culo, qui ce li sudiamo un euro alla volta”.
Ognuno con la propria porzione di verità, i due a questo punto si saranno resi conto di una cosa: per permettere a entrambi di continuare a convivere, è la loro cinghia di trasmissione che deve cambiare. C’è una figura preposta a conciliare le esigenze economiche della presidenza con quelle tecniche del mister, il direttore sportivo: Riccardo Bigon.
“Io avevo chiesto un’alternativa a Cavani” esclama Mazzarri. “A me m’hanno convinto a spendere 11 milioni di euro per un ragazzo cileno che sicuramente si farà”. “Gamberini è una manna dal cielo, altrimenti stavamo ancora giocando con Aronica”. “A me hanno detto prima che Cribari è una buona alternativa per la difesa, e poi che c’è un spilungone argentino che è un talento”. “Ho capito, i top player uno alla volta: ma almeno Tymoshuk ai saldi dal Bayern me lo potevi prendere”. “Ma lo sai che mi hanno fatto firmare un contratto per Donadel da un milione d’euro all’anno?”. “Io glielo avevo detto che Insigne era meglio lasciarlo in prestito”. “Ma io pensavo fosse amico tuo: non lavoravate insieme a Reggio Calabria?”.
E, così, continuando il bilancio tecnico degli ultimi mercati (“Almeno vende bene: abbiamo scaricato una cifra di bidoni”; “Dossena e Rinaudo sono ancora qua”; “Inler e Dzemaili ora funzionano”; “Dopo un anno”; “Ha indovinato Cavani”; “Gliel’ho suggerito io”) De Laurentiis e Mazzarri arriveranno al punto. L’unico modo per rinnovare il rapporto di fiducia tra loro, è far saltare Bigon.
Questa è solo una desunzione, ma forse non lontana dal vero.
Roberto Procaccini