Che botta a Marassi!Triturato nel primo tempo da un Genoa furioso con due gol in cinque minuti, steso nella ripresa con la terza segnatura dei rossoblu, nel finale il Napoli si avventa col cuore per l’impresa disperata, ma riduceva solo le distanze (2-3). Sono cinque le sconfitte azzurre, tre fuori casa. Nelle ultime dodici gare il Napoli ha vinto solo tre volte.
I traguardi europei restano lontani. La giornata era propizia. Perde l’Udinese, perde l’Inter, la Roma in casa non va oltre il pari, fugge solo la Lazio. Ma anche il Napoli si ferma, sei punti sotto il quinto posto (Inter), ancora nove dal terzo.
Il turn-over va bene (sette partite a febbraio), ma è discutibile la rinuncia in partenza a Cavani (sette gol nelle ultime sei partite, dodicesimo gol a Genova) in campo nell’ultima mezz’ora. Fallisce l’avvicendamento di Aronica con Britos. Giusto far riposare Inler (Dzemaili molto più vivo) e Maggio.
I turn-over non portano fortuna a Mazzarri. Ma stavolta è stato un avversario strepitoso a strapazzare gli azzurri per un’ora sigillando la partita favorevole. Marino ha presentato una squadra camaleontica e tarantolata (bruciavano i sei gol presi a Napoli). Un 4-3-3 cangiante che in fase di non possesso diventava 5-3-2 e poi un 4-4-2 di controllo. Ma per un’ora, al di là del modulo, i giocatori genoani sono stati superiori. Grintosi, veloci, precisi. Marino indicava ai suoi la strada buona, il versante sinistro del Napoli dove Britos, attaccato da Jankovic e Palacio, che si spostava su quel lato, ma anche da Kucka che veniva avanti, andava subito in crisi, e Dossena e Hamsik non erano di grande aiuto al compagno. Palacio era devastante dappertutto, Gilardino faceva un gran lavoro per dare profondità al Genoa, i centrocampisti rossoblu conquistavano palla ripartendo velocemente. Sculli, sul lato destro della difesa del Napoli, era sempre pericolosissimo. Il Napoli era disorientato, non trovando mai le contromisure per entrare in partita. Gara persa a centrocampo dove Moretti, Kucka, Biondini e Jankovic stracciavano letteralmente gli azzurri condannando Gargano e Dzemaili a una partita disperata. Rientrava poco Pandev, vagava Lavezzi, Hamsik si prodigava senza successo.
Quando il Genoa, stremato, si è ritirato in difesa e il Napoli ha preso ad attaccare, nel secondo tempo, gli azzurri non hanno avuto la lucidità necessaria per sfondare, troppo frenetici e ansiosi, chiusi irrimediabilmente da una difesa a sette. Negli ultimi dieci minuti, Cavani e Lavezzi riaprivano la gara e, nei minuti di recupero, Frey negava a Dzemaili il gol del pareggio.
Il Genoa non ha dato tempo al Napoli azzannandolo al fischio d’avvio. Ritmo altissimo, agonismo puro (alla fine sette ammoniti, anche Lavezzi che era diffidato e salterà la partita di mercoledì sera col Cesena). La squadra ligure, in avanti, non dava punti di riferimento accentuando le difficoltà della difesa napoletana. Gilardino era un osso duro per Cannavaro. A destra in difficoltà Campagnaro su Sculli nonostante il soccorso di Zuniga che arretrava. Il Genoa attaccava a tutto spiano. Aveva più gamba e più determinazione. Fuori le conclusioni di Sculli (9’) e Palacio (13’). Poi De Sanctis chiudeva bene lo specchio della porta a Gilardino solo soletto nei sedici metri: il centravanti “incantato” dal portiere calciava fuori (14’). E ancora il portiere azzurro doveva esibirsi con una prodigiosa respinta a pugni sul tiro improvviso di Jankovic (16’). Insomma, il Napoli era in balia del Genoa, replicando timidamente. Pandev veniva stoppato al tiro (17’), Hamsik concludeva malamente fuori (19’). Pandev non riusciva a sfuggire alla morsa dei difensori genoani e Lavezzi era piuttosto impalpabile. Hamsik arretrava sotto la bufera ligure.
Era un prodigio di Palacio ad avviare la vittoria genoana. Sulla “sponda” di Gilardino, sganciava una micidiale “palombella” da fuori area. L’arco della traiettoria superava De Sanctis. Un tiro con un magico effetto (31’). Il Napoli non aveva neanche il tempo di riprendersi che andava di nuovo sotto. Stavolta la difesa era da disperazione. Sul cross di Sculli, Gilardino sfuggiva a Cannavaro e insaccava con un colpo di testa basso (36’). Il Napoli non riusciva a tenere palla, perdendola in continuazione e rimanendo sotto la pressione del Genoa che era sempre furente. Lavezzi sfoderava solo due spunti (24’ e 44’) senza risultato. Doveva uscire Cannavaro, colpito duro, ed entrava Maggio (45’).
Ripresa. Difesa azzurra a quattro, Maggio e Dossena ai lati Campagnaro e Britos centrali. Zuniga andava a giocare a sinistra. Con l’ingresso di Cavani (56’ per Zuniga), Mazzarri schierava il Napoli con un 4-3-3. In avanti Pandev, Cavani e Lavezzi. Il Napoli andava vicinissimo al gol: assist di Dzemali per Hamsik in posizione da centravanti a tu per tu con Frey, ma il tiro di Marekiaro si spegneva sul portiere. Dal possibile 1-2 allo 0-3 messo a segno da un super Palacio (69’). Moretti avviava l’azione sfuggendo a Maggio, al centro dell’area azzurra Britos e Dossena erano disorientati lasciando a Gilardino il tocco vincente per Palacio completamente libero.
Il disastro azzurro veniva addolcito dai gol di Cavani (80’ su cross di Maggio) e Lavezzi (82’) che andava in gol su un lancio lungo delle retrovie. Ma la rimonta rimaneva incompiuta quando nei cinque minuti di recupero Frey parava il gran tiro di Dzemaili (92’).
Mimmo Carratelli