Leggevo la Gazzetta, ieri. Deformazione professionale, logicamente. L’occhio cade sul pezzo di Cieri-Malfitano, deformazione professionale anche questa. Da quando è sulla panchina della Lazio, Reja ha fatto più punti di Mazzarri (111 a 105 anche se il Napoli deve recuperare con la Juve).
Li ho visti lavorare entrambi, li ho conosciuti entrambi. Mazzarri sul campo è un drago, nella gestione dello spogliatoio forse ancor più bravo che sul rettangolo verde, come motivatore semplicemente eccezionale. Edy Reja è sempre stato dipinto, invece, come un uomo perbene prima che un bravo allenatore. Io vorrei ristabilire una verità: Reja è bravo come tecnico almeno quanto è signorile fuori dal campo. Per anni da queste parti è stato accusato di insistere con la difesa a tre, che ancora oggi è il marchio di fabbrica del Napoli. E’ andato a Roma e gioca a quattro, questione di uomini e di elasticità mentale (che certamente non gli fa difetto, come qualcuno credeva). Adatta il modulo agli uomini e non viceversa. Con lui si sono ambientati in serie A i vari Gargano, Hamsik e Lavezzi (i primi anni nel nostro campionato sono difficili per tutti, per loro no problem…grazie a Reja). Di lui porterò sempre un ricordo nel cuore: l’abbraccio che ha riservato, uno ad uno, a tutti i giornalisti che lo seguivano quotidianamente, il giorno in cui è andato via. Quel giorno, offrì la colazione a tutti i dipendenti dell’Holiday Inn e poi brindò con quelli del Napoli. Ha fatto la storia di questo club, senza pai parlare di “miracolo”, di “impresa straordinaria”. Senza mai dire “quello che abbiamo fatto il mio staff ed io”. Senza mai portare un giornalista a cena, sia chiaro, ma guadagnandosi il rispetto di tutti. Scrivevo per “Epolis – Il Napoli” e mi trattava esattamente come i colleghi più anziani e di testate più importanti. Un uomo perbene, un grande allenatore.
Li ho visti lavorare entrambi, li ho conosciuti entrambi. Mazzarri sul campo è un drago, nella gestione dello spogliatoio forse ancor più bravo che sul rettangolo verde, come motivatore semplicemente eccezionale. Edy Reja è sempre stato dipinto, invece, come un uomo perbene prima che un bravo allenatore. Io vorrei ristabilire una verità: Reja è bravo come tecnico almeno quanto è signorile fuori dal campo. Per anni da queste parti è stato accusato di insistere con la difesa a tre, che ancora oggi è il marchio di fabbrica del Napoli. E’ andato a Roma e gioca a quattro, questione di uomini e di elasticità mentale (che certamente non gli fa difetto, come qualcuno credeva). Adatta il modulo agli uomini e non viceversa. Con lui si sono ambientati in serie A i vari Gargano, Hamsik e Lavezzi (i primi anni nel nostro campionato sono difficili per tutti, per loro no problem…grazie a Reja). Di lui porterò sempre un ricordo nel cuore: l’abbraccio che ha riservato, uno ad uno, a tutti i giornalisti che lo seguivano quotidianamente, il giorno in cui è andato via. Quel giorno, offrì la colazione a tutti i dipendenti dell’Holiday Inn e poi brindò con quelli del Napoli. Ha fatto la storia di questo club, senza pai parlare di “miracolo”, di “impresa straordinaria”. Senza mai dire “quello che abbiamo fatto il mio staff ed io”. Senza mai portare un giornalista a cena, sia chiaro, ma guadagnandosi il rispetto di tutti. Scrivevo per “Epolis – Il Napoli” e mi trattava esattamente come i colleghi più anziani e di testate più importanti. Un uomo perbene, un grande allenatore.
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