Meglio Maradona o Pelè? L’interrogativo fa quasi il paio con quello sul fatto se sia nato prima l’uovo o la gallina. Perchè divide e nessuno trova la risposta finale. Domanì pomeriggio a Matera, nell’ambito della Settimana internazionale della ricerca organizzata da Mauro Maldonato, si confronteranno raffinati intellettuali di opposte convinzioni calcistiche, come riferisce Affaritaliani. Il fischio d’inizio della tavola rotonda, fissato alle 15 nella sala Carlo Levi di Palazzo Lanfranchi, vedrà scendere in campo alcuni storici sostenitori di O Rey e del Pibe de Oro.
Da Oscar Nicolaus, docente di sociologia presente in veste di fondatore del comitato “Te Diegum” al filosofo napoletano Ernesto Paolozzi e Giuseppe Gembillo, storico della filosofia dell’Università di Messina. Quest’ultimo ha già lanciato il suo messaggio di guerra ai ‘rivali’: “Che Pelè sia di gran lunga superiore a Maradona non lo sostengo io, ma tutte le classifiche mondiali stilate da esperti. Ebbene, in ogni graduatoria da me consultata Pelè è sempre saldamente al primo posto, mentre Maradona non raggiunge mai la seconda posizione se non in una classifica argentina, sulla quale pesa ovviamente il fattore campo. Diego sta in genere intorno alla quinta posizione, ed è sempre preceduto, oltre che da O Rey, anche da Alfredo Di Stefano, l’indimenticata stella del Real Madrid. Ancora, il confronto tra i gol fatti: erano entrambi numeri 10, però nella classifica dei migliori goleador mondiali Pelè sta al primo posto, Maradona se ben ricordo al 97esimo”.
Gembillo, poi, nell’ambito della sua analisi, va anche sul piano artistico: “Pelè aveva l’eleganza di una pantera, non appariva mai sotto sforzo.Maradona era sempre contratto anche fisicamente, si vedeva che doveva sostenere uno sforzo tremendo per fare cose che Pelè riusciva a fare con la massima naturalezza”. Sulla Mano de Dios ricorda: “Il gol all’Argentina, e va bene. Ma quello di usare le mani al posto della testa o dei piedi era un vizietto in cui Maradona incappava spesso, ricordo una partita di Italia ’90 in cui Maradona fermò di mano sulla linea di porta un gol fatto degli avversari; senza quel gesto assai poco sportivo l’Argentina non avrebbe passato il turno, e il Mondiale avrebbe preso una piega diversa. Pelè, invece, io non l’ho mai visto prendere la palla con le mani in un’azione di gioco. E infine c’è la dimensione etica, che in un campione deve pur essere valutata: il “cattivo esempio” fornito da Diego col suo ricorso alle droghe chiude per me il discorso. Mi dispiace per gli amici partenopei, e capisco il valore di riscatto che le imprese diMaradona hanno rappresentato per Napoli, ma il loro idolo fa parte delle “seconde linee” con tanti altri campioni: Crujff, Garrincha o, per restare in Italia, Rivera, Baggio, Suarez, Sivori. E non aggiungo Meazza o Valentino Mazzola solo perché non li ho mai visti giocare”.
Oscar Nicolaus replica: “Sul piano sportivo il paragone tra i due non ha senso, sarebbe come mettere Fangio in gara con Schumacher: altre epoche, altre velocità, ai tempi di Pelè si giocava a 20 all’ora, e il difensore marcava a 5 metri di distanza.. I gol, poi: la metà dei suoi, Pelè li ha segnati giocando negli Usa, dove all’epoca persino io avrei fatto gol a palate. Sulla tecnica, faccio mio il parere di Platini, che certo di Diego non è amico: Pelè faceva col pallone ciò che Maradona faceva con un’arancia. Il giudizio etico, poi, è totalmente a favore del Pibe: con le sue fragilità e le sue generosità è un eccellente esempio di uno che è caduto ed è risorto. Pelè era ed è uno yes-man sempre al fianco dei potenti. Se Maradona era schiavo della coca, lui lo era della Coca-Cola. E le compagnie femminili che Diego pagava di tasca sua, Pelè le faceva mettere nel contratto”. Questa tavola rotonda, dunque, ha tutti i presupposti per essere più rovente che mai, viste le convinzioni delle opposte “fazioni”!
Napolitoday