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Don Miguel, il conte che cambia la barba a Diego

Buenos Aires. Al ritorno dai mondiali in Sudafrica, Diego Maradona voleva cambiare lo stile della sua barba. E per farlo ha chiamato colui che, oltre a essere uno dei migliori barbieri di Buenos Aires, è proprietario di un negozio considerato “sito di interesse nazionale” dalla presidenza argentina. Il conte di Caballito, lo chiamano. Un barbiere di quartiere, sul quale all’apertura nessuno avrebbe scommesso dato che, come dicevano in molti, non ha senso aprire un posto del genere in un quartiere popolare. Si, perché il suo negozio si trova proprio a Caballito, nella zona di Primera Junta, dove di solito i turisti non vanno perché non c’è nulla, a parte la gente del barrio.
Ma il Conte di Caballito, Miguel Angel Barnes all’anagrafe, è nato e cresciuto nel quartiere e proprio non riusciva a trovare un motivo valido per spostare il suo progetto in zone magari più ricche, ma più fredde. Lui voleva che il suo negozio diventasse un luogo d’incontro, come era tradizione un tempo, e alla fine ci è riuscito. Al punto che persino Maradona, quando ha sentito la necessità di avere una barba fatta «como corresponde», ha mandato a prendere don Miguel e il mastro barbero Ignacio e si è affidato ai loro rasoi. Soprattutto perché, come ha detto lo stesso Maradona al Conte, gli piaceva l’idea che un posto del genere fosse a disposizione delle persone del quartiere. E la cosa che più ama il Conte è proprio questa, che il suo locale sia diventato quello che un tempo erano davvero le botteghe dei barbieri: un luogo di aggregazione. Per questo ha iniziato, nel 1991, a girare l’Argentina in cerca di ogni singolo mobile, sedia, rasoio e specchio in grado di ricreare un’atmosfera da primi dell’800. Ed è sempre così che ha trovato anche una vecchia cabina telefonica al cui interno è ancora appesa la targa che vieta, per ragioni di salute pubblica, di sputare vicino al telefono.
Un posto di tutti, al punto che la gente ha iniziato a regalare a Don Miguel gli oggetti antichi che trovava in casa e che magari avevano un grande valore affettivo. «Quando ho aperto, le vetrine dei mobili all’interno erano quasi vuote. Poi, giorno dopo giorno, le persone hanno cominciato a portare oggetti che appartenevano ai padri o ai nonni. Mi hanno detto che preferiscono che queste cose per loro importanti stiano qui piuttosto che buttate in qualche cantina. Così adesso la gente è diventata più fanatica di me del locale: se mai dovessi trasferirmi, dovrei prima chiedere loro il permesso».
Le persone si sono talmente abituate a passare il loro tempo qui che il Conte, circa un anno fa, ha deciso di mettere un piccolo bar, e un pianoforte. Se ci si trova a passare per il negozio, si possono incontrare persone che studiano, scrivono o, magari, cantano il tango. Alcuni sono anziani, gente che con il tango – però quello vero, quello che si ballava per strada – è cresciuta e che, magari a 70 anni, ancora lo balla. Deve essere stata la curiosità di vedere un posto del genere che ha fatto promettere a Maradona, l’ultima volta che il Conte è stato a casa sua, di andarlo a trovare il prima possibile. «Immagini cosa potrebbe succedere qui se dovesse venire Maradona?», chiede don Miguel. No, non si può immaginare.
Giulia De Luca

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