ilNapolista

La dura vita di un rafaelita ai tempi del calciomercato del Napoli di Sarri

La vita di un rafaelita ai tempi del calciomercato del Napoli di Sarri non è una vita semplice. Non lo è mai stata, per carità. Nemmeno quando vincevamo 2-1 a Milano, figurarsi oggi. E sì perché il rafaelita come si muove sbaglia. Se manifesta apprezzamento per l’arrivo di Sarri è saltato sul carro non possiamo dire del vincitore ma almeno di quello che passa. Se invece opta per una linea guardinga, perché in fondo aver vinto una Coppa Italia dilettanti con la Sansovino non è proprio la stessa cosa di aver alzato una Champions e un paio di Europa League, e ma allora remate contro, ditelo che tifate Real Madrid. E via dicendo. Come se avere calciatori con pedigree internazionale fosse una bestemmia. 

Ma questo è niente in confronto a quello che siamo costretti a sorbirci in sede di calciomercato. Gli antirafaeliti, beati loro, sono tutti felici. Con tabelle e tabelline su quanti gol ha subito il Napoli, si illuminano all’idea di un Napoli se non ai napoletani almeno agli italiani. E così se ne va Albiol, se ne va Callejon, qualcuno addirittura voleva (o forse vuole ancora) cacciare quello che manco i rigori sa battere. E allora un rafaelita si arma di santa pazienza e segue un po’ di trasmissioni, siti, quotidiani. E legge. E come può reagire un rafaelita quando legge che Saponara vale 15 milioni? Non può sacramentare tutto il calendario come pure vorrebbe. No, il rafaelita può tutt’al più osservare: “mah, forse è una valutazione un tantinello eccessiva però è una promessa e poi, considerato il peso specifico crescente della provincia nel pil nazionale, secondo noi Saponara è quel che ci vuole”. Intanto ovviamente sta rodendo dentro, pensa che un calciatore come Callejon non lo vedremo più, che per la stessa cifra sta per andare all’Atletico Madrid e un po’ gli viene da piangere. Ma non si può.

Che poi Saponara è quello che si battè il petto quando segnò al Napoli. Per carità fece il suo dovere, però uno se lo ricorda. È più forte di lui. Poi viene da pensare a Insigne che in fondo ha giocato i Mondiali, ha segnato due gol in Champions, ha realizzato due gol in finale di Coppa Italia. E poi ci sarebbe anche Mertens. Vabbè niente. Perché all’orizzonte c’è Perotti (che sa giocare ma non è Callejon).

Passiamo a Darmian. Per carità bravo. Lui i Mondiali li ha giocati ed è bravo. Seriamente. Però 20 milioni è roba da Roberto Carlos. E poi Zapata non glielo darei, perché Zapata ha una media gol mostruosa, è un calciatore immarcabile. Con i suoi limiti, per carità, ma non glielo darei. Si può dire? Non si può dire. O comunque bisogna trovare le parole giuste per dirlo. Perché sei sempre un rafaelita e devi stare attento a come parli. Anche se poi se non arriva Darmian arriva Vrsaljko e quindi non sai come muoverti. 

Del greco del Bologna sappiamo poco. Ci fidiamo. Perché Oikonomou può rivelarsi il Callejon di due anni fa. Tutti ridevano e quello segnò davvero venti gol e corse tutto l’anno avanti e indietro, persino l’agronomo del San Paolo si lamentò. Anche perché costa 4 milioni e va bene.

Anche di Allan nulla da dire, ci mancherebbe. Uno che corre ci serve, ci serve come il pane. Ci sarebbe servito già quest’anno. Da qualche parte abbiamo letto anche di Astori e a quel punto abbiamo spento la tv perché semplicemente non è giusto, a tutto c’è un limite. Manca poco, lo abbiamo scritto sui social, che ci convincano della validità di uno scambio Higuain-Paloschi. E noi troveremo una ragione anche per quest’affare (conguaglio in favore dei veneti, of course) Perché poi, e torniamo al punto di partenza, il problema è che uno pensa alla maglia azzurra (o jeans o bianca, fate voi) e si illanguidisce. Spulcia gli hotel del basso Trentino. Perché in fondo il pallone è una malattia. Però noi una cosa la vorremmo dire ma non possiamo, quindi affidiamo a voi il messaggio: il Napoli non era scarso. E mo facite ampresso.
Rafaelita anonimo

ilnapolista © riproduzione riservata