
Fagnani: «De Laurentiis a “Belve” voleva le domande prima, ho detto di no e non è venuto»
Al Corsera: «Ferrero mi ha chiesto di tagliare una domanda. Ho detto no. È diventato una furia, se n'è scappato con la liberatoria. Devo tanto a Santoro»
Al Corsera: «Ferrero mi ha chiesto di tagliare una domanda. Ho detto no. È diventato una furia, se n'è scappato con la liberatoria. Devo tanto a Santoro»
«Prima di arrivare al supermercato ho pensato anche di farla finita, sono andato su un balcone e ho avuto pensieri di suicidio».
Al CorMez: «Per le mie canzoni mi sono ispirato a una cugina tamarra di mia mamma. Le mie canzoni le piacevano: i tamarri non sanno di essere tamarri»
di
- Il quartiere è ben diverso da quello senza speranze di “Nostalgia”. Una domenica mattina per scoprire che la realtà è di gran lunga migliore della fictionA Il Giornale: «Il Napoli finora ha fatto un campionato straordinario. Sono felice per i napoletani. Il mio primo mito calcistico è stato Maradona».
Al Messaggero: «Ho fatto un sacco di soldi: un po' li ho conservati, il resto li ho spesi. Non avete idea di quanti me ne abbiano fregati».
A La Repubblica: «Mi sentivo come se avessi subìto una condanna ingiusta, ma le difficoltà rendono forti, anche quel periodo è servito».
Al Corsera: «Andai a casa di Mina che mi disse: “ce la fai a passare, cicciona?” La normalità non esiste. Drusilla è brava ma ricalca uno stereotipo»
A Sette: «Il denaro mi serve per vivere bene, ma non lo spreco. Con i primi guadagni ho comprato una Porsche. Non arrivavo ai pedali. Dal 1976 non guido più»
A Sette: «Vorrei spendere, ma non ci riesco. I miei mi hanno insegnato a essere misurato. Mi sono confezionato da solo pure le tende di casa».
Il figlio Alessandro al Venerdì: «Un giorno mi disse: 'M’ha rutto ‘o cazz ‘stu Pino Daniele'. Aveva bisogno di normalità. Troisi lo faceva ridere fino alle lacrime».
Al Corsera: «Capii che non era un ladro quando andai al Raphael, la sua stanza era la tana di un animale ferito. Ho fondato io Retequattro»
Al CorSera: «Eravamo al festival di Saint Vincent. Poi mi presero nella nazionale cantanti. Nei ritiri mi mettevano a palleggiare contro il muro».
Al CorSera: «Girammo Mediterraneo nell'anno di Italia 90. Non c'era il televisore. Con Abatantuono e Salvatores facemmo una colletta per mandare a comprarne uno a Rodi».
A La Stampa: «Ogni mattina a Roma si muove un milione e mezzo di persone. Stiamo tutti lì in macchina, ore e ore sul lungo Tevere a bestemmiare».
A La Repubblica: «Da bambino invitavo i compagni a studiare sul pianerottolo per evitare confronti con le case di chi se la cavavano meglio di me».
Hanno Wi-Fi, aria condizionata, e persino i sediolini che ricordano il Napoli Calcio. Speriamo che i viaggi cittadini non siano più viaggi della speranza
Al CorSera: «Aveva una gran massa di capelli neri. A Napoli mi sentivo uno straniero, mamma gallese e papà napoletano. Ci volevo stare il meno possibile»
A La Stampa: «Ora sto meno male quando ricevo insulti sui social. Una volta ne lessi un sacco e mi chiusi in me stesso per due giorni».
Al CorSera: «A Londra iniziai a lavorare nelle cucine del Savoy. Mi bullizzavano, mi dicevano tutti i giorni “fottuto wop”».