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Masini: «Dire che portavo sfiga era una moda e purtroppo si fa ancora. Il bullismo è sempre esistito»

A La Repubblica: «Mi sentivo come se avessi subìto una condanna ingiusta, ma le difficoltà rendono forti, anche quel periodo è servito».

Masini: «Dire che portavo sfiga era una moda e purtroppo si fa ancora. Il bullismo è sempre esistito»

La Repubblica intervista Marco Masini. Ha scritto un libro, “L’altalena. La mia storia”, edito da Mondadori. Un’autobiografia in cui racconta i suoi inizi come cantante, il rapporto con il successo, quello con i genitori e anche gli anni in cui di lui si diceva che portava sfortuna.

Parla dei suoi genitori.

«Mio padre è un uomo che ha deciso la mia vita e l’ha gestita. È riuscito a far esprimere al massimo la mia predisposizione ma in un percorso equilibrato, usando il bastone e la carota. Anche se la carota arrivava da mia madre. L’ho persa quando avevo a 18 anni, a quell’età ho capito cosa dovevo fare. Ma avevo cominciato a fare musica da professionista a 14. Il lato logico ed emotivo sono stati dosati nella maniera giusta da una grande istintiva, mamma, e da un uomo di ghiaccio, papà, che sapeva coerentemente indirizzare».

Cosa le ha insegnato?

«Che tutte le cose vanno affrontate con freddezza, strategia, e che il vittimismo e lamentarsi portano in un vicolo cieco. Papà, Giancarlo Bigazzi e ci metto un altro Giancarlo, Antognoni, che giocava a testa alta, mi hanno insegnato che nella vita ci vuole molta pazienza. Bisogna saper resistere e credere nella relatività del tempo: quello che accade non esiste, basta solo saper aspettare».

Nel 2001 una televisione rispose al suo manager che «il pezzo è molto bello ma il suo artista emana energie negative». Era il periodo in cui Masini portava sfiga per tutti. Nel libro ne parla a lungo.

«È servito tutto, non porto rancore, forse qualcosa ho sbagliato anche io».

Racconta come si sentiva.

«Come se avessi subìto una condanna ingiusta. Ma era una moda, e purtroppo si fa ancora. Il bullismo è sempre esistito e la cosa grave è che le dicerie nascono spesso come uno scherzo, poi nel caso di un personaggio pubblico si ingigantiscono. Se ti metti a nudo pubblicamente devi essere pronto a ricevere le critiche e venirne fuori con forza e consapevolezza, come ho fatto io. Il tempo comanda e cambia tutto. È la mia filosofia».

Nella sua autobiografia dice che anche quello è stato un periodo importante, che, se non lo avesse vissuto, non avrebbe scritto tante delle sue canzoni.

«Le difficoltà ti rendono più forte, senza quel periodo infelice forse non sarei venuto fuori. Si cresce, anche quello è servito, non ho odiato nessuno. Attribuire la colpa agli altri, serbare rancore, sarebbe un modo sbagliato di vedere le cose».

E spiega perché ritiene che in parte la colpa potrebbe anche essere stata la sua.

«Forse certi miei atteggiamenti, difendere un mondo che apparteneva a una generazione, il disagio, non sono stati capiti. Era un mondo in frantumi, venivamo da Tangentopoli, dalla perdita di ideali. C’era una dispersione totale di forze, per questo le mie canzoni hanno colpito molti cuori. Sono stato il leader di una generazione che ha perso fiducia in sé stessa».

Il momento più bello della vita? Masini risponde:

«Quando cresci e hai la consapevolezza di chi sei. Quando sono tornato a casa con i primi soldi guadagnati con la musica, una rivincita nei confronti di mio padre: avrei potuto non fare il ragioniere e vivere del mio sogno. Bisogna proiettarsi nel futuro, per questo amo stare con i giovani, da loro si può imparare tanto, non devi rimanere nel buco nero della nostalgia».

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