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Anna Falchi: «Al primo provino Fellini mi consigliò: “Devi essere un po’ gattina e un po’ mignotta”»

A Il Giornale: «Il Napoli finora ha fatto un campionato straordinario. Sono felice per i napoletani. Il mio primo mito calcistico è stato Maradona».

Anna Falchi: «Al primo provino Fellini mi consigliò: “Devi essere un po’ gattina e un po’ mignotta”»

Il Giornale intervista Anna Falchi. Su Wikipedia è indicata così: «Attrice, conduttrice televisiva, ex modella e produttrice cinematografica italiana con cittadinanza finlandese, considerata un sex symbol degli anni 1990 e 2000». Le chiedono se è orgogliosa della definizione di «Sex symbol».

«Orgogliosissima. A quale donna non farebbe piacere essere desiderata da un uomo?».

Le femministe dure e pure sostengono che la donna «desiderata» dal maschio rischia di diventare una «donna oggetto».

«Ma quale “donna oggetto“. Io sono femmina e non femminista. Rispetto tutti, uomini e donne; e pretendo rispetto, da uomini e donne».

C’è chi chiede che il «cat calling» sia perseguito come un vero e proprio reato.

«Se per “cat calling“ intendiamo un complimento nei confronti di una donna, mi pare una follia tirare in ballo il codice penale; se invece parliamo di molestie o addirittura comportamenti peggiori, allora vanno punite severamente».

Continua:

«La frontiera è chiara. Per strada se qualcuno mi fa apprezzamenti che non trascendono in volgarità, la cosa non mi disturba affatto, anzi mi fa piacere; se invece le parole diventano offensive, allora è giusto reagire zittendo il cafone di
turno»

Ma in tempi di politically correct qualsiasi frase vagamente «ambigua» rivolta da un uomo a una donna diventa a rischio…

«A volte si perde il senso delle proporzioni. Anche per questo sono una convinta avversaria del politicamente corretto in ogni sua forma».

Lei ha avuto la fortuna di lavorare con i maggiori registi italiani. A scoprirla fu addirittura Fellini.

«Ero giovanissima. Federico mi fece un provino per uno spot pubblicitario. Mi diede un consiglio: “Anna, devi essere un po’ gattina e un po’ mignotta”. All’epoca non padroneggiavo ancora le espressioni sensuali. Ma poi, col tempo, mi sono ampiamente rifatta».

Se sui motori di ricerca si digitano le parole «Anna Falchi mutandine» vengono fuori migliaia di like sulla trasmissione Rai Satyricon del 2001 quando, ospite di Daniele Luttazzi, si sfilò gli slip rossi con su scritto “È qui la festa!“ donandoli a un Daniele Luttazzi a dir poco estasiato dall’intimo omaggio.

«Si trattò di una gag preparata. In realtà non rimasi nuda. Sotto avevo un altro paio di mutandine».

Quelle mutandine donate a Luttazzi che fine hanno fatto?

«Leggenda metropolitana vuole che le abbia “sequestrate“ un pezzo grosso con tendenze feticiste. Nell’ambiente circola anche un nome. Ma io non lo farò mai, neppure sotto tortura».

A proposito di web. C’è una sua immagine in rete che vorrebbe sparisse?

«Alcune sequenze del film del 1994 con Rupert Everett, Dellamorte Dellammore. C’è una scena in cui io e Rupert facciamo sesso su una tomba. Durante la registrazione dovevamo scavare attorno alle lapidi e sa cosa accadde? Da sotto terra affiorarono vere ossa di defunti. Fu orribile».

Anna Falchi tifa per la Lazio.

«La squadra mi piace. Sarri è ok. Mi piacciono tutti. Ma ho un debole per Ciro Immobile, ormai un monumento. Mentre tra i nuovi che si sono inseriti alla grande, una menzione la merita il portiere Ivan Provedel, non a caso diventato un beniamino della curva».

Peccato per voi che quest’anno il Napoli sembra non avere avversari.

«Finora ha fatto un campionato straordinario. Ma sono felice per i napoletani. E sa perché? Il mio primo mito calcistico è stato Maradona. Nella prima partita a cui ho assistito da piccola in campo c’era lui con la maglia del Napoli. Non lo dimenticherò mai. Ero una bambina. Ma se fossi stata più grande mi sarebbe piaciuto conoscerlo».

Nel corso degli anni ha mai appeso nella sua cameretta il poster di qualche campione delle sport?

«No. Ma esteticamente mi piacevano molto i fratelli Inzaghi».

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