Dotto: De Laurentiis ha scelto Garcia perché totalmente diverso da Spalletti

Sulla Gazzetta. L'addio del toscano è una nuvola pesante, il presidente doveva cambiare radicalmente. Garcia è un gaudente che sa godersi la felicità 

Spalletti De Laurentiis dotto La strana estate del Napoli campione contenzioso Spalletti e De Laurentiis Giordano lo scudetto del Napoli

Mg Napoli 04/06/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Sampdoria / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis-Luciano Spalletti

De Laurentiis ha scelto Rudi Garcia perché profondamente diverso da Luciano Spalletti, scrive Giancarlo Dotto sulla Gazzetta dello Sport. I due allenatori hanno un carattere quasi opposto: malinconico il toscano, gaudente il francese. Il presidente del Napoli ha voluto ripartire, dopo lo scudetto, con una totale rottura col passato.

“Come arriva a imporsi il nome di Rudi Garcia nella vesuviana testa del presidente? Possibile che alla fine, tra tanti candidati di grosso calibro, la scelta sia stata anche suggerita dalla bio e psicodiversità dei due: il subentrante Garcia e l’uscente Spalletti. Scommettere sulla discontinuità. Cambiare radicalmente paesaggio e clima nel momento in cui si tratta di affrontare una sfida che tremare i polsi fa. Ripartire da uno scudetto stravinto, la festa ancora viva e la ferita ancora più viva di uno strappo tra l’allenatore vincente e una piazza in amore”.

L’addio di Spalletti, scrive Dotto, “resta una nuvola pesante“. In tanti non hanno capito perché, proprio sul più bello, il tecnico di Certaldo abbia deciso di lasciare. E proprio in questo clima si innesta la scelta di Garcia:

“bisognava cambiare sacerdote e religione oltre che chiesa. La diversità di Garcia. Il suo mondo radicalmente altro da Spalletti”.

Dotto descrive i due universi totalmente differenti.

“Rudi è un gaudente. Il che, attenzione, non vuol dire che sia frivolo. Tutt’altro. L’uomo è responsabile, serio, si lascia implicare profondamente dalle cose. Solo che, a differenza di Spalletti, sa rassegnarsi alla felicità, non ne diffida. Sa godere delle cose belle della vita. Non si sognerebbe mai di lasciare una donna o una squadra per “troppo amore”. I paradossi non sono il suo pane. Se amare Napoli e farsi amare è stata per l’uomo di Certaldo una conquista mistica, per l’uomo di Nemours, solare come pochi, sarà un fatto naturale”.

Spalletti è un uomo complicato, Garica estremamente semplice ed è questa semplicità “la risorsa giusta per una città che rischia d’invischiarsi al primo incidente nella nostalgia”.

Dotto scrive:

“Una volta perso il magnifico asceta che s’isolava dal mondo, la cosa migliore era mettersi nelle mani di un amabile uomo di mondo. Il primo non staccava mai la spina e questo spiega il survoltage. L’altro sa come e quando staccarla, la spina. Il primo viaggia impossibile sul confine dello scompenso, il secondo sa tenere la barra dritta, difficilmente si lascia turbare. Considera l’equilibrio una virtù e non un’attitudine mediocre”.

Garcia e Spalletti hanno anche cose in comune. Innanzitutto “il piacere di far giocare bene le squadre che allenano” e anche il fatto che “sanno entrambi farsi amare dai loro calciatori“.

Spalletti è più ossessivo e martellante con la sua tattica, Garcia, invece, “ha le sue fisime ma lascia che sia l’estro dei calcianti a inventare gli spazi”.

Dotto continua:

“Garcia pensa positivo sempre. È fatto così. Lo fa per istinto e per metodo”.

A Roma è riuscito a sopravvivere “alle ingiurie della piazza microfonata, forcaiola e di labile memoria” e in Arabia ha avuto a che fare con Ronaldo.

“La star del calcio planetario lo ha indebolito e, nello stesso tempo rafforzato. Avendo avuto a che fare con il dispotico Cristiano sarà un gioco da ragazzi trastullarsi con due bravi ragazzi come Kvara e (si spera) Osimhen. In testa, una magnifica idea. La sfida di Champions”. 

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