Unai Simon: «Nel calcio moderno, un giorno vinci e sei un dio, l’altro perdi e sei una merda»

A Marca: «Spesso tutto si basa su un risultato. Se avessimo perso contro l'Italia il mondo intero ci avrebbe presi già a bastonate».

unai simon

Marca intervista il portiere della Nazionale spagnola, Unai Simon. Contro l’Italia, nella semifinale di Nations League, è stato protagonista di una bella parata su un tiro di Frattesi che, insieme al gol di Joselu, ha fatto sì che la Spagna si qualificasse per la finale con la Croazia. Unai Simon dice di desiderare solo il titolo, adesso.

«Un’altra finale, vediamo come va per noi domenica. Voglio davvero portare a casa un titolo».

Unai Simon parla del gioco della Spagna contro l’Italia:

«Abbiamo giocato tre partite con De la Fuente. Siamo in un processo di transizione. Siamo praticamente gli stessi giocatori, la stessa idea di pressione alta, ma con sfumature diverse tra le idee di Luis Enrique e quelle di De la Fuente».

Senti la fiducia di Luis de la Fuente, che conosci da molto tempo?

«Ho sempre avuto la sua fiducia, perciò si riflette nel campo. Ma se non avessi giocato, la fiducia sarebbe stata la stessa. Sia David che Kepa che io siamo portieri di cui Luis si fida completamente. La finale può essere giocata da uno qualunque dei tre, con calma».

Per te la mano di Le Normand era rigore o il risultato del calcio attuale? Unai Simon:

«È il risultato del calcio attuale. Certo che è una sanzione perché lo dice il regolamento. Lo sarebbe stato anche nell’altra zona. Io, se non l’avesse fischiato, avrei protestato. Non sono nessuno per stabilire le regole del gioco. Sono scritte e con nostro grande rammarico, lo era».

Quando hai scoperto che avresti giocato?

«Alle sei del pomeriggio».

La Spagna aveva bisogno di una vittoria così dopo il Mondiale e i dubbi con la Scozia?

«Batti la Norvegia 3-0 e sei un dio. Perdi contro la Scozia e sei di nuovo una merda. Se avessimo perso contro l’Italia, il mondo intero ci avrebbe presi già a bastonate. Alla fine, quello che stiamo cercando di catturare ora è la visione del futuro con De la Fuente: quell’idea, quel progetto di cui siamo fiduciosi. Capiamo cosa ci dice e lo stiamo pian piano traducendo in fatti».

C’è tempo per questo, nel calcio attuale?

«È complicato, ma siamo professionisti e tutti abbiamo avuto cambi di allenatore. Dobbiamo adattarci velocemente all’idea. Se quello accanto a te si adatta prima, giocherà lui. Abbiamo vissuto ogni tipo di situazione e fa parte del nostro lavoro».

Come vede un professionista del calcio il fatto che un giorno è dio e un altro è merda? Unai Simon:

«Noi non la vediamo così. Guardiamo più in generale a quello che abbiamo fatto nei 90 minuti. Il buono, il cattivo, ciò che deve essere rinforzato. Molte volte, essere dio o merda si basa su un risultato. Ovviamente il requisito è vincere. A me non consola perdere una partita anche giocando bene. Ci viene richiesto di vincere, ma avere quelle idee e quelle basi per il futuro è molto importante. Questo ci farà vincere, crescere e vincere titoli. Questo è quello che stiamo cercando».

Sulla Croazia:

«Giocano bene, molto bene. Hanno molta qualità al centro del campo e sanno competere. Quando ti segnano un gol in 95 minuti e ti mandano ai supplementari, come è successo l’altro giorno, devi saperlo gestire e avere un altissimo carattere competitivo».

Hai tratto lezioni positive da ciò che hai vissuto ai Mondiali in Qatar? Unai Simon:

«Il Mondiale… Quella partita contro il Marocco ci ha lasciato molto scossi. Abbiamo catturato la nostra idea, tutto: abbiamo dominato la partita con la palla, siamo arrivati ​​nella loro area… Ma loro, con la loro idea di giocare a calcio in difesa, bisogna saper giocare anche così, ci hanno battuto. Abbiamo fatto un ottimo abbinamento con la nostra idea; sono bravissimi con la loro e ci hanno battuto. È stata una battuta d’arresto. Siamo arrivati ​​ai rigori in modo leggermente scorretto. Ci siamo fatti una terribile illusione, ci siamo visti capaci di fare grandi cose ai Mondiali ed essere eliminati è stato un po’ crudele. Il calcio è così e non si ferma. La vita va avanti e devi leccarti le ferite in fretta e pensare che presto arriverà un’altra battaglia».

Su Luka Modric:

«Modric è il calcio. Questa è la sua definizione, il calcio. Sta per compiere 38 anni e non si stanca di correre, non perde qualità. Non si stanca mai, sembra che abbia 25 anni. Gioca ai massimi livelli con il Real Madrid. Ha talento nel calcio ed è un piacere guardarlo. È la definizione di calcio. Vorrei che il mondo intero vivesse il nostro sport come fa Luka Modric».

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