Guardiola: «Quando giochi soffri sempre. L’Inter poteva pareggiarla e noi perdere»

Intervistato da Olè: «Penso che il lavoro sia finito. Bisogna tornare a casa, staccare e quando ricomincerà l'adrenalina, ci riuniremo per una nuova stagione».

Guardiola Manchester City Champions

Manchester City's Spanish manager Pep Guardiola kisses the European Cup trophy as they celebrate winning the UEFA Champions League final football match between Inter Milan and Manchester City at the Ataturk Olympic Stadium in Istanbul, on June 10, 2023. Manchester City won the match 1-0. (Photo by Paul ELLIS / AFP)

Guardiola ha guidato una squadra dal valore di un miliardo e mezzo di euro al titolo più ambito di tutta Europa. Lo spagnolo è stato capace di costruire un gioco fantastico e, seppur sofferto nella finale contro l’Inter, ha realizzato il suo secondo triplete. Il goal di Rodri è stato una liberazione, un fardello in meno, ma ora Guardiola può permettersi del riposo. Olè lo ha intervistato parlando proprio di questi argomenti, tornando a parlare di Messi e della fatica per arrivare a vincere così tanto.

La stanchezza del finale di stagione

«Ho pensato di provare a dormire. Non avevo bevuto molto la scorsa notte quindi avevo intenzione di riposare. La verità è che sono felice per tante cose che mi vengono in mente. La Champions League è una competizione molto difficile da vincere, lo sappiamo tutti, ed è qualcosa che accade molto occasionalmente nella tua vita, quindi vincerla di nuovo e in questo club che mi ha accolto così tanto è qualcosa di molto bello».

Sul City, pronto a soffrire pur di vincere:

«Sì, ma nelle precedenti Champions League, dove ad esempio abbiamo perso contro il Chelsea o il Madrid l’anno scorso in semifinale o anche quest’anno, soffri sempre. Guarda, oggi siamo molto contenti ma alla fine avremmo potuto pareggiare. L’Inter poteva pareggiare e potevamo perdere».

Per poi aggiungere:

«E ora non faremmo questa nota e tutti non sarebbero così felici. Alla fine, lo sport ad alto livello riguarda i dettagli. È vero che il dettaglio era il desiderio che avevamo tutti, non solo i giocatori, l’intero club e tutte le persone che hanno passato anni con questa competizione dove è sempre stato difficile per noi realizzarlo, perché quel di più ti è dato da quel desiderio e ieri l’abbiamo realizzato. Ma non ci cambia. Non mi cambia, oggi siamo molto felici e contenti ma so che in passato facendo la stessa cosa avremmo potuto vincere e quest’anno facendo la stessa cosa avremmo potuto perdere. Il campionato, no. Il campionato è di trentotto date e lì devi vincere».

Sui quattordici titoli in sette anni:

«Penso che il lavoro sia finito. Non voglio paragonarmi tanto meno a Leo, ma c’è un’immagine di lui ai Mondiali che “è così così”. Questa Champions League dà un senso alle cinque Premier che abbiamo vinto. Ma è anche vero che bisogna tornare a casa, staccare non poco e conoscendoci tutti, quando ricomincerà l’adrenalina, ci riuniremo. Ora non penso oltre».

Queste, ovviamente, non sono parole di addio, perché il contratto di Guardiola scade tra due anni. È un allenatore stanco, bisognoso di riposo, ma pronto a continuare a vincere.

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