Iran, ex calciatore condannato a morte
Le proteste continuano da settimane in Iran, Azadani è l'ultimo di una lunga lista destinata ad aumentare. Secondo Human Right sono 458 le persone uccise durante le proteste.

Iran supporters wave their national flag bearing the word "Woman, Life, Freedom" as they cheer during the Qatar 2022 World Cup Group B football match between England and Iran at the Khalifa International Stadium in Doha on November 21, 2022. (Photo by FADEL SENNA / AFP)
In Iran le proteste continuano e ogni giorno arrivano notizie di nuove condanne a morte e feroci repressioni delle proteste in nome dei diritti delle donne.
È notizia nota l’arresto di un calciatore iraniano professionista che ha preso parte alle proteste e adesso rischia la pena di morte. Si tratta di Amir Reza Nasr-Azadani, arrestato a fine novembre. Iran Wire, un sito di notizie lontano dall’influenza del governo, ha scritto della vicenda rilanciata poi dal quotidiano francese:
“Le persone vicine al giocatore 26enne non sono state informate dell’arresto ma la FIFPro, l’unione internazionale dei giocatori professionisti, si è fatta avanti per sostenere l’iraniano”.
Il calciatore è stato condannato a morte per aver preso parte alle proteste contro il regime: lo riferisce Bbc Persia.
Il sindacato internazionale dei calciatori professionisti si è espresso su Twitter esprimendo sgomento e tutto il sostegno possibile al calciatore.
FIFPRO is shocked and sickened by reports that professional footballer Amir Nasr-Azadani faces execution in Iran after campaigning for women’s rights and basic freedom in his country.
We stand in solidarity with Amir and call for the immediate removal of his punishment. pic.twitter.com/vPuylCS2ph
— FIFPRO (@FIFPRO) December 12, 2022
L’associazione si dice scioccata e disgustata dalle notizie secondo cui la vita del calciatore sia a rischio. Inoltre il giudice Jafari deputato a giudicare il calciatore ha dichiarato che “è uno dei nove imputati nel caso in cui tre agenti di sicurezza sono stati martirizzati durante i disordini del 25 novembre” e tra le accuse spunta anche l’appartenenza a bande illegali che operano con l’intendo di colpire la sicurezza del paese e della società e crimini contro la sicurezza”.
Purtroppo Azadani non è l’unico in questa condizione. Sempre a fine novembre un altro calciatore è stato messo agli arresti. Voria Ghafouri, attacante del Foolad Fc, ha ricevuto un’accusa per aver “insultato e infangato la reputazione della nazionale e di aver fatto propaganda” contro lo Stato”. Ghafouri è un’icona del calcio iraniano che il governo ha arrestato durante un allenamento con la sua squadra La notizia questa volta è stata riportata dall’agenzia di stampa iraniana Fars. Fortunatamente il giocatore è stato rilasciato su cauzione.
Anche i giocatori impegnai al Mondiale ha, a loro modo, protestato contro il governo in Iran, non cantando il proprio inno nazionale nella prima partita in Qatar. A seguito delle minacce ricevute però, i giocatori nelle altre partite hanno “sussurrato” l’inno.
Tutte le proteste nel paese arabo scaturiscono dalla morte di Mahsa Amiri, la giovane donne arrestata e uccisa per non aver indossato correttamente il velo. Il governo dell’Iran da settimane prova a reprimere le proteste a suon di condanne a morte e non risparmia nessuno. Negli scontri con la polizia sono morti anche dei minorenni, 44 tra bambini e adolescenti secondo Amnesty International. Rai News riporta che “marce silenziose e pacifiche a Teheran e Isfahan sono state attaccate con manganelli e gas lacrimogeni degli agenti di sicurezza.”
Secondo Human Rights sarebbero almeno 458 le persone morte o uccise nelle repressioni, secondo l’Onu invece almeno 14 mila sono agli arresti.
L’ultima esecuzione risale giusto a ieri, un uomo di 23 anni, Majidreza Rahnavard, accusato di aver mosso “guerra contro Dio”. L’indipendente riporta:
“Nelle immagini, diffuse dalle autorità e rese pubbliche sul sito dell’agenzia di stampa collegata alla magistratura, si vede la vittima vestita di bianco, con le mani legate dietro la schiena e una corda attorno al collo, mentre le forze di sicurezza, con il volto coperto, isolano l’area indicata per l’impiccagione, sulla strada di Mashhad, la città natale di Rahnavard, spingendo gli “spettatori” dietro le barricate” .