Ranieri, Repubblica stamattina lo accusava (giustamente) e ricordava che Lippi rinunciò per incompatibilità
Ha rinunciato ed è rimasto alla Roma. Sarebbe stato criticato per mesi, le regole parlano chiaro, doveva scegliere e ha scelto la Roma

Ni Napoli 24/11/2024 - campionato di calcio serie A / Napoli-Roma / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: Claudio Ranieri
Ranieri, Repubblica stamattina lo accusava (giustamente) e ricordava che Lippi rinunciò per incompatibilità
Claudio Ranieri questa mattina deve aver capito che la sua vita in Nazionale col doppio incarico non sarebbe stata agevole. Sarebbe stato cucinato a fuoco lento e alla fine impallinato. E ha rinunciato. Onestamente il doppio incarico era una strada grottesca. O fai il ct della Nazionale, o non lo fai. Vuoi fare il consulente dei Friedkin? Va bene, è giusto che sia rimasto lì.
Stamattina Repubblica giustamente criticava l’idea del doppio incarico, ricordava che c’è incompatibilità stabilita in maniera evidente da una norma. Ma che l’Italia si stava adoperando alla ricerca del cavillo. Addirittura Repubblica ha ricordato che Lippi rinunciò al ruolo di direttore tecnico quando fu sollevato il tema dell’incompatibilità col figlio che faceva il procuratore.
Ranieri e l’Italia alla ricerca del cavillo
Scriveva così Matteo Pinci nell’editoriale di Repubblica:
Il calcio è come l’ombelico del mondo: le regole non esistono, esistono solo le eccezioni. Anche per l’istituzione che quelle regole le rappresenta. O addirittura le ha scritte. Un articolo che sembra pensato per Ranieri vieta al ct di svolgere attività per una società, a prescindere dal ruolo che occupi in quel club. In qualsiasi Paese d’Europa la questione sarebbe finita qui: si ringrazierebbe Ranieri e si guarderebbe altrove. La Federcalcio invece ha già trovato con i suoi avvocati la via d’uscita: non lavora per la Roma, sir Claudio. È un consulente dei Friedkin. Eppure sembra difficile che sia stato scelto da mister Dan per seguire l’import di auto giapponesi o per curare le sue produzioni cinematografiche.
Che Ranieri mantenga il doppio incarico è chiaramente interesse della Roma — la Federcalcio preferirebbe di certo un tecnico senza altri impegni — ma perché accettare un compromesso tanto scomodo? Possibile che non ci sia davvero nessuno degno di guidare l’Italia senza dover piegare le norme alla logica dell’interesse? Quando Marcello Lippi fu chiamato come direttore tecnico per sostenere il barcollante Ventura, questo giornale sollevò l’incompatibilità tra un suo ruolo in Figc e il figlio procuratore: di fronte al codice, Lippi non chiese di riscrivere le regole. Scelse di rinunciare.