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Le società di calcio non sono un buon affare, l’Inter piena di debiti nessuno la vuole (The Athletic)

“Un asset vale solo quanto il mercato è disposto a pagarlo: e l’Inter nessuno se l’è comprata. Ha un patrimonio netto negativo, il suo capitale circolante sembra gonfiato”

Le società di calcio non sono un buon affare, l’Inter piena di debiti nessuno la vuole (The Athletic)
Mg Istanbul (Turchia) 10/06/2023 - finale Champions League / Manchester City-Inter / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Steven Zhang

La storia del passaggio in pegno dell’Inter da Zhang a Oaktree andrebbe sgrezzata da un bel po’ di narrazione posticcia. Ne abbiamo scritto anche noi. All’estero hanno le idee abbastanza chiare, sul contesto dell’operazione. The Athletic per esempio ripercorre tutta la vicenda in un lungo articolo, dal quale vanno evidenziati un paio di punti. Tanto per cominciare che l’idea che i giornali italiani hanno rilanciato fino a poche ore dalla scadenza del finanziamento, ovvero che Zhang si salvasse grazie ad un nuovo prestito concesso da Pimco – transazione da più di 400 milioni di euro per tre anni a un tasso di interesse di circa il 20% – era francamente una panzana. Anzi, The Athletic un po’ sfotte la Gazzetta dello Sport che continuava a scrivere fino a pochi giorni fa “S per Scudetto, per Steven, per Soldi, per Shanghai, per Star. Tutto torna. Al centro di tutto c’è Zhang perché l’Inter è e resta nelle sue mani“. Scrive The Athletic: “Contrariamente a quanto affermato in Italia negli ultimi mesi, tali accordi richiedono tempo per essere messi insieme. È necessario effettuare la due diligence e solo una volta completata e soddisfacente le parti passano alla fase successiva. Viene redatto un term sheet. Poi un accordo su titoli e pegno. Tutto ciò non avviene da un giorno all’altro. I rifinanziamenti non sono come i trasferimenti dei giocatori che avvengono il giorno della scadenza”. Insomma, come a dire: che diamine scrivete?

Poi The Athletic se la prende con la lettera della disperazione di Zhang, nella quale il presidente cinese si abbassa ad invocare “soluzioni amichevoli”. Per Zhang “avrebbe dovuto essere abbastanza semplice: digitare i dettagli del conto forniti da Oaktree tre anni fa e trasferire il denaro dovuto a il loro account entro la mezzanotte di ieri (martedì). Una scadenza imminente non è una minaccia legale e l’unico impegno significativo necessario è stato stabilito nelle regole di ingaggio dettagliate nel term sheet: regole che i proprietari dell’Inter hanno sottoscritto nel 2021”.

“Suning aveva avuto tre anni e non tre giorni per trovare i soldi”.

Ma poi, ancora: “l’Inter era a rischio di fallimento quando i proprietari avevano bisogno di un prestito di emergenza da parte di Oaktree per sostenere il club. Lo scenario peggiore oggi non è il fallimento, ma un fondo con un patrimonio in gestione del valore di 172 miliardi di euro che diventa il nuovo proprietario. Oaktree non ha prestato quei soldi ai proprietari dell’Inter con l’intenzione di impossessarsi un giorno del club. Le società di calcio, come ha scoperto l’hedge fund Elliott quando ha confiscato l’AC Milan all’enigmatico uomo d’affari cinese Yonghong Li nel 2018, sono risorse ad alta intensità di tempo e lavoro. Portano un grande controllo da parte dei media”. Insomma, no: non sono un affare comodo.

L’idea è che Oaktree prestasse soldi a Zhang dandogli tre anni di tempo per vendere, “e consentire a Oaktree di partecipare al recupero da una vendita andata a buon fine”. E qui veniamo al punto cruciale: l’Inter nessuno la vuole. Non a quei prezzi.

“Per trovare un acquirente sono state ingaggiate le banche d’investimento Goldman Sachs e Raine, ma l’Inter è rimasta invenduta. Le uniche offerte di dominio pubblico furono fatte dalla curiosa figura di Thomas Zilliacus”.

“Qual è il giusto valore di mercato? È negli occhi di chi guarda. Il sito web aziendale sportivo Football Benchmark conferisce all’Inter un valore d’impresa di 1,2 miliardi di euro. Un altro, Sportico, ha recentemente pubblicato una classifica dei club di maggior valore del calcio, collocandolo a poco meno di 1 miliardo di euro. Ma cosa ha detto il mercato durante tutto il processo di vendita? L’Inter non vale quelle cifre e, in fondo, un asset vale solo quanto il mercato è disposto a pagarlo. Ciò significa che l’Inter vale meno di quel che si dice”

“Considerati i flussi di cassa negativi del club (l’Inter ha perso 85 milioni di euro la scorsa stagione, nonostante fosse uscita dal Covid-19 e fosse arrivata fino alla finale di Champions League), le passività che necessitano di essere scontate (per cominciare, 405 milioni di euro bond) e la lentezza dei lavori per il nuovo stadio, è un impegno importante per un acquirente, non importa quanto valore ereditario sia legato al marchio Inter e quanto successo la squadra stia ottenendo in campo in questo momento”.

Il club ha un patrimonio netto negativo, il suo capitale circolante sembra gonfiato e il debito o le voci simili al debito sono considerevoli. Tutte queste cose sminuiscono il valore dell’Inter”.

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