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Calzona: «Il problema dei giocatori è la testa. La squadra si porta le dietro le scorie di quest’annata»

In conferenza: «Io sto provando a scuoterli anche con mezzi abbastanza duri. Devono capire che siamo in debito con la città e con la società che ci paga»

Calzona: «Il problema dei giocatori è la testa. La squadra si porta le dietro le scorie di quest’annata»
Mp Reggio Emilia 28/02/2024 - campionato di calcio serie A / Sassuolo-Napoli / foto Matteo Papini/Image Sport nella foto: Francesco Calzona

Dopo la sconfitta contro l’Empoli, l’allenatore del Napoli, Francesco Calzona ha parlato in conferenza stampa della partita e ha anallizato i problemi della squadra, facendo mea culpa.

Le parole di Calzona

«La responsabilità è mia. Mi dispiace perché a questa squadra è mancata la voglia di vincere la partita nel primo tempo. Ci siamo consegnati nelle mani dell’Empoli, che ha meritato questa vittoria».

È un problema di testa?

«È la testa il problema, le gambe vanno. La squadra sta bene fisicamente. Questa squadra si porta dietro le scorie di quest’annata. Io sto provando a scuoterli anche con mezzi abbastanza duri».

È una resa questa?

«Io non mi arrendo mai, pretendo il massimo impegno fino all’ultima partita».

Cosa farà ora?

«Lavoro, stai addosso ai giocatori. Devono capire che siamo in debito con la città e con la società che ci paga e abbiamo il dovere di finire questo campionato nel migliore dei modi».

Si è visto un Napoli dalla doppia faccia

«Ci è capitato spesso da quando ci sono io magari di fare questi primi tempi così, è difficile da spiegare. In settimana la squadra lavora bene. Non riesco a capire questa apatia mentale, che ci porta ad essere apatici sulla riconquista della palla, a concedere ogni minima sbavatura. Credo che sia un problema mentale, non riesco a trovare altre spiegazioni».

Il commento del Napolista sulla partita

Il Napoli perde anche a Empoli. Uno a zero. Risultato che non sorprende. Oggi l’Empoli, come tantissimi, è più squadra del Napoli. Il gol lo ha segnato Cerri al quarto minuto di gioco. Da allora la squadra di Calzona ha avuto novanta minuti per raddrizzare il match ma fondamentalmente non ci è andata nemmeno vicino. Decima sconfitta in campionato. Ma col 73% di possesso palla.

Fa tenerezza il Napoli. Fa tenerezza anche l’imperitura speranza che d’improvviso la stagione degli azzurri possa sterzare. Una perenne, e ovviamente vana, attesa. Eppure è ammirevole l’ostinazione nel voler crederci, un comportamento che sconfina nel religioso. È questione che attiene alla fede. Non c’è nulla di razionale in un sia pur timido ottimismo da associare alle partite del Napoli. La squadra si è disgregata. È venuto meno il collante che è poi l’ingrediente principale, il senso di appartenenza che consente a ciascuno di superare i propri limiti. Il Napoli quest’anno non è mai stato una comunità. È stato un insieme di uomini in ordine sparso. A cominciare dal presidente. È stato un tripudio di spreco di energie fisiche e mentali. L’annata 23-24 è stato un lungo e inesorabile declino. Il Napoli è partito dal primo posto dello scorso anno e piano piano è sceso sempre più giù. Senza mai dare effettivi segnali di ripresa. Mai.

 

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