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Pippo Franco: «Guttuso era mio professore al liceo artistico, ma veniva poco»

A Libero sul suo naso: «In tanti mi somigliano. Anche storicamente. Se pensiamo anche a Dante Alighieri»

Pippo Franco: «Guttuso era mio professore al liceo artistico, ma veniva poco»
archivio Image / Spettacolo / Pippo Franco / foto Insidefoto/Image

Libero intervista oggi un’ascetico Pippo Franco alla soglia degli 84 anni. È stato l’iconico volto del Bagaglino per quasi un quarto di secolo, ma forse oggi quel tipo di intrattenimento non esiste più

«Francamente il mondo di oggi è molto diverso da quello di ieri. Noi allora interpretavamo il nostro tempo in totale libertà, senza prendere posizioni, a destra o sinistra. Mettevamo in risalto i paradossi della vita, dell’esistenza e anche della storia dell’uomo se vogliamo. Oggi questa tendenza non c’è più. La nazione non è più poetica come una volta. Noi ci rifacevamo a quell’ironia che serviva a esorcizzare il dramma. Oggi si vive una vita molto più superficiale. I contenuti non sono più un elemento sostanziale della comunicazione televisiva. Si vive di aperitivi, oramai. C’è più un’intesa a divertire senza troppo approfondire la realtà».

Parlava della magia perduta delle gallerie d’arte. In pochi sanno che lei è stato allievo di Renato Guttuso al liceo artistico.

«Guttuso in realtà veniva poche volte a scuola, però ne ho frequentati molti altri di artisti. Da Giulio Turcato che era mio professore. Sono stato vicino a Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa. Insieme a loro ho vissuto un’epoca meravigliosa. Oggi tutto questo non c’è più ma loro esistono sempre perché la storia dell’arte non si può dimenticare e tornerà presente. Anche perché siamo il Paese che ha l’ 80% dell’arte del mondo».

Ci racconti l’aneddoto più bello in tanti anni di Bagaglino. Da voi sono passati tutti i più grandi protagonisti della politica e non solo. Quale il ricordo più bello?

«Andreotti fu insuperabile. Aveva un senso dell’ironia che sembrava davvero uno dei nostri. Poi anticipammo l’era dei sosia con Craxi. Lo prendemmo praticamente uguale. Indubbiamente quella fu un’epoca molto movimentata, ricca di sorprese, invenzioni che resta indimenticabile ed è incredibile come è rimasta nell’animo delle persone. Per dirle, la popolarità di solito diminuisce con l’andare del tempo. Invece la quantità di selfie che mi chiedono adesso per la strada è inimmaginabile».

Il suo naso è stato un po’ anche il suo tratto distintivo

«Paradossalmente vi sono molte persone che mi somigliano. Anche storicamente. Se pensiamo anche a Dante Alighieri hai voglia a trovare somiglianze! (Ride) Certo, mi piacerebbe essere un poeta come Dante Alighieri ma questo conferma, basta leggerlo, per capire come tutto sommato la parte esteriore non ha nessun senso rispetto a quella interiore perché è dall’anima che poi viene fuori la nostra essenza».

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