Ha dissolto in un nano secondo il capitale da se stesso alimentato nell’esercizio di un ventennio luminoso. Il Napoli di Spalletti non c’è quasi più

De Laurentiis in nove mesi ha messo in scena l’autodistruzione del Napoli. Lo scrive il Corriere dello Sport con Antonio Giordano.
Il Napoli di Spalletti non c’è quasi più, ha mutato non solo la natura ma pure i connotati, ha una dimensione insospettabile appena nove mesi dopo, il periodo di gestazione di un fenomeno – si chiama autodistruzione – però già vissuto e sopportato e poi ha lasciato lì, sommerso dal cumulo d’emozioni che hanno sempre un senso e diventano egualmente dominanti. Non c’è niente di clamorosamente inedito in questa catastrofica espressione del fallimento post-scudetto, la nemesi calcistica che si è abbattuta su squadre stellari, stravolte dentro da rivolte «scioccanti.
Aurelio De Laurentiis (…) ha dissolto in un nano secondo il capitale da se stesso alimentato nell’esercizio di un ventennio luminoso, ed ha bruciato la possibilità di ergersi a dominatore d’un tempo – per vanità o per supponenza è persino un dettaglio – e deve convivere con un rimpianto che specchiandosi nel bilancio può essere cancellato solo con la forza autentica d’un Progetto capace di cancellare gli amari ricorsi storici.
Cosa scrisse Carratelli di De Laurentiis
Lo showman. del Napoli è indubbiamente il suo presidente Aurelio De Laurentiis. Nel bene e nel male il Napoli è un club fatto a misura del suo presidente che è riuscito a riportarlo in vetta alla classifica e in Europa e però talvolta travalica i confini e primeggia dimenticando la sua creatura. Mimmo Caratelli sul Corriere dello Sport scrive
“Aurelio De Laurentiis è il problema antropologico del secolo. Deve cambiare. Deve fare un passo indietro. Non può essere sempre irascibile. Deve darsi una calmata. Non deve aggredire. Ma il poeta ammonisce: perdete ogni speranza voi che pensate questo. Non si cambia un uomo a 75 anni. L’impasto si è solidificato. La sua natura è incorreggibile. Il lessico volgare ineliminabile. E il calcio, vetrina più popolare del cinema, gli dà modo di esprimersi ai massimi livelli di bile, di nervoso, di insulti. Lo scazzo non vuole pensieri. E Aurelio non ci pensa due volte per offendere l’umanità circostante che ritiene ovviamente inferiore. Immanente la sindrome del marchese del Grillo. C’è stato un trauma infantile che ha provocato tutto questo? Un trauma che si chiama desiderio, un desiderio non appagato da bambino che l’ha reso immediatamente furioso?
I riferimenti ovviamente alle ultime uscite nei confronti prima di Dazn e poi di alcuni giornalisti a cui ha negato di intervistare i calciatori del Napoli perché tifosi di altre squadre
“Il destino del Napoli è legato a una persona così spettacolarmente instabile. È stato sempre così, dai primi insulti, che cazzo avete vinto, ma una serie di successi e di collaboratori pazienti hanno limitato le scosse telluriche di De Laurentiis fino alle esagerazioni attuali. Si può sospettare che a sconvolgere la natura presidenziale, già ampiamente predisposta, sia stata un’altra sindrome, la sindrome dell’abbandono, il vuoto esistenziale provocato dall’addio di Spalletti e Giuntoli. Il tradimento ne ha scosso la sicurezza del comando, la protervia del padrone, il fascino irrinunciabile dell’egocentrico”.