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Tim pagherà 50 milioni di euro l’anno a Dazn, nel primo accordo erano 340: tanto vale la Serie A

Il segno del ridimensionamento della portata economica del calcio in Italia è scritto nel nuovo accordo tra Tim e Dazn: 250 milioni in 5 anni. Il primo portò alle dimissioni di Gubitosi

Tim pagherà 50 milioni di euro l’anno a Dazn, nel primo accordo erano 340: tanto vale la Serie A
Db Torino 27/08/2022 - campionato di calcio serie A / Juventus-Roma / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Dazn

Erano 340 milioni di euro a stagione. Ora sono 50. Il segno del ridimensionamento della portata economica del calcio in Italia è scritto anche nel nuovo accordo tra Tim e Dazn chiuso secondo il Corriere della Sera per la trasmissione su TimVision della Serie A. Il nuovo accordo con Dazn, per altri cinque anni, coprirà le stagioni comprese fra il campionato 2024/25 e quello 2028/29, a fronte di circa 50 milioni di euro l’anno: 250 milioni in cinque anni. Poi ci sarebbe una cifra variabile legata soprattutto all’andamento degli abbonamenti.

Si tratta chiaramente di un accordo al ribasso, e di molto. Anche perché l’accordo originale tra Dazn e Tim era stato immediatamente contestato da Tim, quando si era capito che il gioco non valeva la candela: erano arrivate anche dimissioni dell’allora amministratore delegato Luigi Gubitosi. Quell’intesa era legata anche a un’esclusiva a favore di Tim, che ora di fatto non c’è più grazie all’intervento dell’Antitrust.

Ora dunque, dopo la complicata trattativa per la cessione dei diritti dei prossimi 5 anni, Dazn pagherà alla Serie A 700 milioni a stagione, e ne riceverà 50 da Tim.

A proposito di Dazn, il Nyt spiegava perché il calcio in tv è un’operazione “complicata”.

Rory Smith, nella sua newsletter sul “soccer” per il New York Times, analizza il nuovo accordo per i diritti tv chiuso dalla Premier la scorsa settimana: 8,4 miliardi di dollari da Sky e TNT Sports per trasmettere 267 partite di Premier a stagione per quattro anni a partire dal 2025.

“Il fatto che vengano trasmesse in tv più partite e che l’accordo duri quattro anni, anziché i tradizionali tre, è stato ignorato”, scrive Smith. Ma “più degna di nota del prezzo è stata l’identità degli aggiudicatari. Amazon trasmette il calcio della Premier League in Gran Bretagna dal 2019, indotto a farlo dalla lega stessa. Questa volta, secondo i rapporti, ha deciso di non presentare alcuna offerta. Ciò significa che la Premier League non lavorerà con un servizio di streaming – almeno a livello nazionale – fino alla fine del decennio. E l’idea che possa lanciare una propria piattaforma sembra più lontana che mai”.

Ci sono, in generale, due ragioni. Una è semplice: lo status quo funziona. “Sono troppo soddisfatti degli accordi che hanno sottoscritto” per iniziare a sperimentare, dice François Godard, analista di media e telecomunicazioni per Enders Analysis. La Premier League è il campionato sportivo più ricco, ambito e popolare del mondo. Non c’è, dice Godard, “un incentivo a provare cose nuove”. Ma soprattutto il broadcasting è costoso, complicato e pieno di rischi. Un’emittente deve pagare per “produrre, distribuire e commercializzare le partite e la loro copertura”, dice Jack Genovese, responsabile della ricerca di Ampere Analysis. Richiede “un’esecuzione perfetta in termini di progettazione del prodotto, imballaggio, distribuzione, tecnologia e prezzi”. Se non si riesce a farlo, il prodotto stesso ne risentirà. “E anche supponendo che tutto vada liscio, ci vuole tempo per generare un ritorno dagli abbonamenti che corrisponda ai ricavi generati dalla concessione in licenza dei diritti a emittenti terze”.

La seconda ragione è… Sky. Sky Sports News usa sempre un tono che “oscilla tra il concreto e il celebrativo. Non è chiaro, a volte, se la copertura dell’annuncio dei diritti fosse intesa come notizia o pubblicità. Ciò testimonia la simbiosi sempre più evidente tra la Premier League e Sky: la lega ha bisogno del suo fedele e duraturo partner televisivo, ma non tanto quanto l’emittente ha bisogno della lega”.

Sky usa il calcio inglese per attirare abbonati, che poi trattiene con cinema e serie. “Il calcio funge sia da gancio che da catena. Il calcio è perfetto per questo. Non è un evento unico, come le Olimpiadi. È una stagione lunga, più lunga della maggior parte degli sport americani. Significa che hai qualcosa che la gente vuole vedere da agosto a maggio.

“Sky ha bisogno che i club della Premier League acquistino i migliori giocatori del pianeta, per classificarsi come i migliori in Europa, per sostenere il suo discorso di marketing. Sky non paga solo per acquisire i diritti; sta contribuendo a far girare la palla. Questa dinamica si applica in una certa misura anche al di fuori della Gran Bretagna. Se la lega dovesse sperimentare lo streaming – come potrebbe ancora fare, un giorno – avrebbe senso farlo all’estero, in uno dei suoi mercati più piccoli.

Insomma, “i club della Premier League non vedono la necessità di rompere con la tradizione, di stravolgere il loro modello, di cercare la piena integrazione verticale nell’era digitale. La lega ha così tanto potere e così tanto controllo che non ha bisogno di costruire una propria piattaforma. Il modo in cui funzionano le cose ora dà tutti i frutti”.

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