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Perché nessuna lega si fa il “suo canale”? Chiedete alla Premier League e a Sky (New York Times)

Non conviene, è un progetto con troppi rischi. E il campionato inglese va oltre: Sky non compra solo i diritti, ne finanzia la grandezza a scopi di marketing

Perché nessuna lega si fa il “suo canale”? Chiedete alla Premier League e a Sky (New York Times)
Napoli 16/03/2023 - riunione comitato di ordine e sicurezza pubblica / foto Image nella foto: Aurelio De Laurentiis

Si fa presto a dire “ci facciamo il canale di Lega” senza vendere i diritti tv ai soliti Sky o Dazn. Il punto è che ci deve essere un motivo per cui persino il campionato più bello e ricco del mondo, la Premier League, non ci pensa proprio. E anzi, in Inghilterra vanno curiosamente in direzione opposta: tagliati anche gli accordi con lo streaming.

Rory Smith, nella sua newsletter sul “soccer” per il New York Times, analizza il nuovo accordo per i diritti tv chiuso dalla Premier la scorsa settimana: 8,4 miliardi di dollari da Sky e TNT Sports per trasmettere 267 partite di Premier a stagione per quattro anni a partire dal 2025.

“Il fatto che vengano trasmesse in tv più partite e che l’accordo duri quattro anni, anziché i tradizionali tre, è stato ignorato”, scrive Smith. Ma “più degna di nota del prezzo è stata l’identità degli aggiudicatari. Amazon trasmette il calcio della Premier League in Gran Bretagna dal 2019, indotto a farlo dalla lega stessa. Questa volta, secondo i rapporti, ha deciso di non presentare alcuna offerta. Ciò significa che la Premier League non lavorerà con un servizio di streaming – almeno a livello nazionale – fino alla fine del decennio. E l’idea che possa lanciare una propria piattaforma sembra più lontana che mai”.

Ci sono, in generale, due ragioni. Una è semplice: lo status quo funziona. “Sono troppo soddisfatti degli accordi che hanno sottoscritto” per iniziare a sperimentare, dice François Godard, analista di media e telecomunicazioni per Enders Analysis. La Premier League è il campionato sportivo più ricco, ambito e popolare del mondo. Non c’è, dice Godard, “un incentivo a provare cose nuove”. Ma soprattutto il broadcasting è costoso, complicato e pieno di rischi. Un’emittente deve pagare per “produrre, distribuire e commercializzare le partite e la loro copertura”, dice Jack Genovese, responsabile della ricerca di Ampere Analysis. Richiede “un’esecuzione perfetta in termini di progettazione del prodotto, imballaggio, distribuzione, tecnologia e prezzi”. Se non si riesce a farlo, il prodotto stesso ne risentirà. “E anche supponendo che tutto vada liscio, ci vuole tempo per generare un ritorno dagli abbonamenti che corrisponda ai ricavi generati dalla concessione in licenza dei diritti a emittenti terze”.

La seconda ragione è… Sky. Sky Sports News usa sempre un tono che “oscilla tra il concreto e il celebrativo. Non è chiaro, a volte, se la copertura dell’annuncio dei diritti fosse intesa come notizia o pubblicità. Ciò testimonia la simbiosi sempre più evidente tra la Premier League e Sky: la lega ha bisogno del suo fedele e duraturo partner televisivo, ma non tanto quanto l’emittente ha bisogno della lega”.

Sky usa il calcio inglese per attirare abbonati, che poi trattiene con cinema e serie. “Il calcio funge sia da gancio che da catena. Il calcio è perfetto per questo. Non è un evento unico, come le Olimpiadi. È una stagione lunga, più lunga della maggior parte degli sport americani. Significa che hai qualcosa che la gente vuole vedere da agosto a maggio.

“Sky ha bisogno che i club della Premier League acquistino i migliori giocatori del pianeta, per classificarsi come i migliori in Europa, per sostenere il suo discorso di marketing. Sky non paga solo per acquisire i diritti; sta contribuendo a far girare la palla. Questa dinamica si applica in una certa misura anche al di fuori della Gran Bretagna. Se la lega dovesse sperimentare lo streaming – come potrebbe ancora fare, un giorno – avrebbe senso farlo all’estero, in uno dei suoi mercati più piccoli.

Insomma, “i club della Premier League non vedono la necessità di rompere con la tradizione, di stravolgere il loro modello, di cercare la piena integrazione verticale nell’era digitale. La lega ha così tanto potere e così tanto controllo che non ha bisogno di costruire una propria piattaforma. Il modo in cui funzionano le cose ora dà tutti i frutti”.

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