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Mbappé: «Non ho bisogno che l’allenatore dica ogni giorno che sono il migliore al mondo per essere più forte»

L’attaccante sulle Olimpiadi: «è il mio datore di lavoro che decide, ma io voglio farle»

Mbappé: «Non ho bisogno che l’allenatore dica ogni giorno che sono il migliore al mondo per essere più forte»
2023 archivio Image Sport / Calcio / Paris Saint Germain / Kylian Mbappe’ / foto Imago/Image Sport ONLY ITALY

Mbappé torna a parlare in conferenza stampa dopo cinque mesi, era dal 15 giugno che non rilasciava dichiarazioni prima di una partita con la nazionale.

Le parole dell’attaccante sulla sua “dieta mediatica”:

«Sono venuto a giugno e ho detto che non sarei venuto sempre. Ho fatto le prime tre conferenze stampa. Antoine (Griezmann) le tre dopo. Poi c’era Mike (Maignan) poi Aurélien (Tchouaméni). L’allenatore mi ha detto di tornare e faccio quello che mi dice. Ora è il mio turno. Non mi sono nascosto. Mi sono sempre assunto la responsabilità. Non sono spaventato. Quando ho inviato la mia lettera al Psg, mi sono presentato da voi una settimana dopo. Ma il fatto è che la squadra francese non sono solo io»

Sulla possibilità di giocare alle Olimpiadi:

«È il mio datore di lavoro che decide. Se non vuole, non lo farò. Ma voglio farle. Non sarebbe un pensiero lungo. Ma posso suonarli e anche la gente li vuole»

Mbappé ha eluso le domande sulla fine del contratto con il Psg:

«Questa non è una novità per la squadra francese. Devi venire al campo (dove si allena la squadra parigina) e ti risponderò… se devo venire. Il mio Paese soprattutto. In ogni caso non mi pesa quando sono in campo. Penso solo al mio calcio»

Cosa cambia in lui quando gioca con i Blues e con il Psg:

«Sono un giocatore diverso in entrambe le squadre. Al Psg l’allenatore vuole sempre giocare nella squadra avversaria. In azzurro ci adattiamo agli avversari. E non tutte le partite sono uguali. Questo mi permette di ampliare la mia tavolozza. Qui, ad esempio, ho la libertà globale sul lato sinistro. Con l’allenatore Enrique ho istruzioni diverse. Mi adatto a questi due schemi. Ho tutto l’interesse ad ascoltare entrambi gli allenatori».

Su Luis Enrique:

«Ha molto da darmi e da insegnarmi . Gli ho detto fin dal primo giorno del mio ritorno, quando ho lasciato il loft, che non avrebbe avuto problemi con me. Non ho avuto problemi nemmeno con Pochettino e Tuchel che hanno “parlato male” di me. Comunque non ho bisogno che l’allenatore dica ogni giorno che sono il migliore al mondo per essere più forte»

Sul Pallone d’oro:

«La classifica è quella. Messi se lo merita. Dal momento in cui ha vinto la Coppa del Mondo, tutto è stato deciso. La sera del 18 dicembre seppi che aveva vinto il Pallone d’Oro. Tutti lo sapevano».

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