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L’Espresso fa a pezzi De Laurentiis: voleva cambiare il calcio, per ora ha cambiato due allenatori

Un ritratto impietoso. “la parabola di un monarca assoluto”: egocentrico, familista, invasivo. Diceva Boldi: «Mette bocca su tutto, anche sulle inquadrature»

L’Espresso fa a pezzi De Laurentiis: voleva cambiare il calcio, per ora ha cambiato due allenatori
Napoli 16/03/2023 - riunione comitato di ordine e sicurezza pubblica / foto Image nella foto: Aurelio De Laurentiis

L’Espresso fa a pezzi De Laurentiis. Un lungo articolo, ricco di aneddoti, firmato Fabrizio Bocca. Il titolo è eloquente:

La parabola di un monarca assoluto di nome Aurelio De Laurentiis.

L’attacco è tutto un programma.

Disse: “Ho vinto lo scudetto e ora cambio il calcio”, Il calcio è rimasto sempre quello e intanto lui, Aurelio De Laurentiis, ha dovuto cambiare due volte l’allenatore del suo Napoli: prima ci ha messo un disastroso Capitan Fracassa francese, Rudi Garcia, e ora, dopo aver cacciato il primo, un suo vecchio allenatore, uscito dal giro da parecchio, che dopo aver collezionato fallimenti a raffica si era messo dentro un business di ville di lusso da affittare in Toscana – cioè gli era passata proprio la fantasia per il pallone – per ripresentarsi però, dieci anni dopo la prima esperienza napoletana, a Castel Volturno col suo classico capello cotonato e una frase diventata subito storica: «Sono molto stanco».

La parabola di Aurelio De Laurentiis, il presidente del terzo scudetto napoletano o meglio del primo scudetto senza Maradona, passa da Castel Volturno, dove si trova il centro d’allenamento della squadra campione d’Italia. Il nome, Konami Center, è pretenzioso, in realtà qui è tutto in affitto e addirittura ormai il Napoli non dorme nell’albergo attiguo e nemmeno ci va in ritiro prima delle partite al Maradona.

L’Espresso non trascura il familismo del presidente del Napoli.

I giocatori sono liberi e se ne tornano a dormire a casa loro. In compenso Aurelio De Laurentiis, visto l’andazzo negativo della squadra, da qualche tempo ci ha installato il suo quartier generale. Ormai un uomo solo al comando, praticamente un monarca circondato da parenti stretti: il figlio Edoardo è vicepresidente, la figlia Valentina responsabile del marketing, il genero Antonio Sinicropi club manager. A loro ha affidato le leve del comando del club.

L’Espresso prosegue:

A 74 anni e dopo aver riportato lo scudetto a Napoli 33 anni dopo Maradona De Laurentiis si è trasformato in un monarca assoluto, illudendosi di essere lui e lui solo l’artefice del successo. Più di Spalletti e il manager Giuntoli che sono scappati via, più dei gol di Osimhen, vero e proprio uomo d’oro, che è rimasto trattenuto a forza ma ormai praticamente separato in casa e in attesa di andarsene anche lui in Arabia o chissà dove per essere sommerso di tutti quei soldi che a Napoli non potrà avere mai. 

L’interventismo anche nel cinema.

Aurelio è intrigante e ingombrante, eccessivo, entra piedi pari nel calcio come ha fatto anche nel cinema. Lo diceva Massimo Boldi, uno dei protagonisti dei suoi cinepanettoni: «Mette bocca su tutto, anche sulle inquadrature». E infatti prima di cacciare Garcia, all’intervallo della decisiva partita persa con l’Empoli al Maradona, era entrato nello spogliatoio arringando la squadra, umiliando l’allenatore e di fatto esonerandolo a metà partita. » il suo metodo, assolutamente originale, ai limiti della stregoneria. Disse Carlo Verdone: «Oh, a casa sua ho trovato i corni rossi pure al bagno».

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