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Davide Mazzanti: «Lasciare la Egonu in panchina fu una scelta concordata con la Federazione»

Alla Gazzetta: «In ritiro faceva fatica, col nostro psicologo e d’intesa con la Federazione, abbiamo studiato la strategia per spronarla»

Davide Mazzanti: «Lasciare la Egonu in panchina fu una scelta concordata con la Federazione»
Db Torino 23/08/2023 - Campionato Europeo Pallavolo femminile / Italia-Croazia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Federica Squarcini-Davide Mazzanti

La Gazzetta dello Sport intervista oggi l’ex c.t. dell’Italia di pallavolo, Davide Mazzanti che è stato sollevato dall’incarico dopo tante polemiche sul mancato uso della Paola Egonu in squadra. Pioggia di critiche su di lui e poi l’ultima disfattagli europei che gli è costata il posto.

La panchina della Egonu è stata fortemente criticata: Egonu è un patrimonio della pallavolo italiana e bisogna provare a recuperarla in ogni modo. Che non significa concederle tutto per poi arrivare all’implosione del gruppo come al Mondiale in Olanda del 2022, ma nemmeno isolarla come è successo all’Europeo. Serve un compromesso e oggi appare complicato immaginare che possa essere Mazzanti — il tecnico che negli ultimi anni ha dato un gioco brillante alla Nazionale, ma che ha fallito nel rapporto con la giocatrice più forte e rappresentativa — a trovarlo. E così la posizione del c.t. marchigiano sembra la più vacillante, a prescindere dal preolimpico. Il suo contratto scade dopo i Giochi, ma la sensazione è che le prossime sette partite possano essere le sue ultime al timone della Nazionale.

Oggi Mazzanti spiega cosa è realmente accaduto con la Egonu

«Dopo la semifinale al Mondiale 2022 (ko 3-1 col Brasile, ndr) Paola m’ha detto che non avrebbe più voluto lavorare con me».

Ma nel 2023 cos’è cambiato?

«Prima dell’estate ho avuto un confronto con lei: s’è scusata, siamo ripartiti dal collegiale di Firenze, ma in ritiro ha fatto fatica. Non riusciva a riposare, e ciò a volte non le permetteva di iniziare o finire gli allenamenti».

Da qui la panchina?

«Ci siamo confrontati col professor Vercelli, il nostro psicologo, e abbiamo individuato, d’intesa con la Federazione, due vie: escluderla dall’Europeo o reinserirla con un percorso progressivo. Toglierle il posto da titolare doveva riaccenderle la voglia di tornare a essere leader».

Percorso fallito?

«Si è interrotto a fine Europeo. Perché non provare anche con il Preolimpico in Polonia? Egonu all’Europeo non riusciva più ad accettare questa situazione di iniziale riserva».

Si è sentito tutelato dalla Federazione?

«Con Egonu siamo arrivati a un punto in cui dovevamo scegliere cosa fare e dovevamo essere una cosa sola. Invece abbiamo lasciato la porta aperta alle critiche».

Una carriera vincete eppure «I bivi sono stati tanti, non rimpiango le scelte. Il rammarico è per altro».

A cosa si riferisce?

«L’ho detto anche al Consiglio Federale e al presidente Manfredi: abbiamo dato un cattivo esempio. L’ambiente andava tutelato e non delegittimato. Quando lasci la possibilità che il c.t. passi per incompetente, che le scelte fatte sono maturate per complottismo, incompetenza e rivalità, fai male al movimento».

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