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Virginia Raggi: «È una vergogna la Roma che si fa sponsorizzare dagli arabi»

L’ex sindaca a Repubblica: «Questo è un passaggio brutto anche per i tifosi. Da una parte c’è la democrazia, dall’altra una concezione diversa»

Virginia Raggi: «È una vergogna la Roma che si fa sponsorizzare dagli arabi»
Roma 11/04/2019 - presentazione Internazionali di Tennis BNL / foto Samantha Zucchi/Insidefoto/Image nella foto: Virginia Raggi

Virginia Raggi: «È una vergogna la Roma che si fa sponsorizzare dagli arabi».

La Roma chiude un accordo da 5 milioni l’anno per tre anni con Riad che è la rivale di Roma per Expo 2030. Ed è ovviamente polemica.

Repubblica intervista Virginia Raggi ex sindaca di Roma.

«Questa storia è una vergogna», sbotta Virginia Raggi. Oggi consigliera d’opposizione e soprattutto presidente della commissione Expo del Campidoglio, l’ex sindaca a 5 Stelle fatica a credere ai suoi occhi:

«Ci sta che la Roma si faccia sponsorizzare da chi vuole, ma c’è una questione di modi e di tempi. Per mettere il nome di Riad, prima concorrente della Capitale nella rincorsa all’edizione 2030 di Expo si poteva aspettare e stringere un eventuale accordo dopo il 28 novembre».

Presidente, una “vergogna”. Perché?
«Perché in questo momento stiamo tutti remando dalla stessa parte per portare Expo a Roma, all’Italia. Questo è il momento di stare uniti».
La Roma, si tratta della stessa squadra che tratta con il Comune per realizzare il suo nuovo stadio. Ci è passata anche la sua amministrazione, facendosi male.
«Già… ma questo progetto è sbilanciato a favore del club. I terreni su cui potrebbe sorgere il nuovo stadio della Roma, privato, sarebbero pubblici. E l’iter è stato accelerato al massimo con un dibattito pubblico condotto in assenza di progetti e carte su cui esprimersi».
Convocherà i rappresentati di Roma e Lazio in commissione Expo?
«Ci stiamo riflettendo. Questo è un passaggio brutto anche per i tifosi».
Sui social si leggono commenti dei romanisti in questo senso.
«Certo, ma non dimentichiamoci Parigi. La candidatura si gioca lì, sugli Stati aderenti al Bureau international des Expositions. Il Comitato promotore e gli ambasciatori stanno lavorando bene, Stato per Stato, cercando intese. Qui si gioca una partita tra due concezioni di mondo. Da una parte c’è la democrazia, dall’altra una concezione diversa».
«Sarebbe bello se la Roma mettesse sulle proprie magliette il logo di Roma Expo 2030 per dare un segno di sostegno alla nostra candidatura. Potrebbe farlo anche la Lazio. Credo che tutti i romani ne sarebbero orgogliosi».
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