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Vera Gemma: «L’Italia è una Paese ipocrita, piccolo borghese»

A La Stampa si sfoga per essere stata candidata all’Oscar dall’Austria e non dall’Italia: «Mi sento come i calciatori della Nazionale che giocano in una squadra diversa da quella del loro Paese».

Vera Gemma: «L’Italia è una Paese ipocrita, piccolo borghese»

La Stampa ha intervistato Vera Gemma, la secondogenita di Giuliano Gemma e Natalia Roberti, che è stata candidata all’Oscar in Austria per il film sulla sua vita all’ombra del padre Giuliano. Amareggiata dice «Il paradosso della mia vita è che le cose più difficili mi risultano facili, e viceversa».

Il paradosso è che è stata l’Austria e non l’Italia, la sua patria e inserirla nella corsa agli Oscar: «Mi sento come i calciatori della Nazionale che giocano in una squadra diversa da quella del loro Paese».

Perché si è sentita diversa?

«Sono sempre stata considerata una tipa strana, da escludere. A scuola non facevo parte di nessun gruppo, sono stata bullizzata, le uniche persone che mi si avvicinavano erano ribelli, con intelligenze speciali. Poi è successo che, con il tempo, abbia imparato ad accettarmi, a essere sincera, naturale, a non rifiutare la mia diversità, ma, anzi, a sottolinearla, a non dire quello che dicono tutti, a non essere politically correct».

Eppure proprio lei, la figlia di Giuliano, un attore tanto amato in Italia, ma lei non era come gli altri si aspettavano che fosse

«L’Italia è una Paese ipocrita, piccolo borghese, il giudizio degli altri è continuo implacabile. Basta un modo di vestirsi ed ecco che scatta l’etichetta»

In Italia invece bisogna conformarsi alle etichette

«Bisogna fare l’attrice intellettuale, tormentata, nevrotica, con i capelli sporchi, i tic, il bisogno di sottolineare l’odio per le interviste, per le ospitate in tv, per lo stare al centro dell’attenzione. Se non si rispetta questo modello si viene giudicate ignoranti. Io, invece, la penso in modo opposto, anche se sono laureata e parlo tre lingue, i tappeti rossi mi piacciono, e penso che questo mestiere sia fatto di generosità, non di voglia di sottrarsi».

Sul finale un ricordo di suo padre, Giuliano Gemma morto a causa di un incidente stradale.

«Ho pensato tanto a una settimana passata insieme a Los Angeles in cui ho cercato di fargli fare tutte le cose più belle e più divertenti che potevo. Cose che non faceva da anni, siamo andati in giro, ho invitato a cena John Voight, abbiamo visto Sylvester Stallone, gli ho perfino organizzato una serata con la baby-sitter di mio figlio, Lola, che lo aveva colpito. Si era divertito come un pazzo. All’aeroporto, con gli occhi lucidi, mi disse “grazie di tutto”. È stata l’ultima volta in cui l’ho visto, ho ancora i brividi a ripensarci».

 

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