ilNapolista

Grassani e il processo Juventus: «Mantenerlo a Torino avrebbe minato la credibilità della giustizia»

Al Corsport: «Quello del pm Santoriello fu un colpo basso. A nessun giudice è consentito innamorarsi di un processo. Serve imparzialità»

Grassani e il processo Juventus: «Mantenerlo a Torino avrebbe minato la credibilità della giustizia»
L'avvocato Grassani

Il processo alla Juventus, sul Corriere dello Sport ne scrive l’avvocato Mattia Grassani da sempre associato agli interessi del Napoli. Grassani parla del processo a carico dei dirigenti bianconeri dopo lo spostamento del processo a Roma.

Grassani esordisce così:

Sarà una partita diversa, molto diversa, quella che si giocherà davanti alla Procura della Repubblica e al Gup di Roma.

Il colpo di grazia, quanto all’immagine pubblica dei magistrati inquirenti, l’ha data, inequivocabilmente, l’entrata a gamba tesa (seppur utilizzata mediaticamente a scoppio ritardato rispetto al suo verificarsi) compiuta sul club torinese dal dottor Ciro Santoriello. Un vero e proprio colpo basso senza possibilità di Var riparatore che, in qualche modo, non è stato mitigato nemmeno dal passo indietro che il pm ha fatto in occasione dell’udienza preliminare che ha determinato la rimessione del fascicolo alla Cassazione per la decisione sulla competenza. Mantenere il giudizio a Torino avrebbe significato incoraggiare una ridda di sospetti, congetture, dietrologie idonee ad alimentare solo culture deviate e devianti oltre a non fare bene, in primis, alla Juventus, poi al processo ed alla credibilità giustizia più in generale.

A nessun giudice, di ogni ordine e grado, è, infatti, consentito innamorarsi, mai e dico mai, del processo che gli è stato assegnato, pena la distorsione del ruolo di imparzialità, obiettività ed indifferenza che lo stesso deve sempre ricoprire rispetto alle sorti del giudizio in trattazione. Il dubbio, se non i pubblici ministeri, se lo è posto, però, il Gup del Tribunale di Torino che il 10 maggio scorso ha trasmesso gli atti alla Suprema Corte, dubbio che è diventato certezza. La sensazione che a Torino, se non di innamoramento, si possa essere stati in presenza di ostinazione nel voler proseguire sulla linea tracciata, pervicacemente e perdendo di vista istituti processuali fondamentali ai fini del corretto svolgimento della causa, era più che fondata. 

ilnapolista © riproduzione riservata