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De Zerbi: «Perché dovrei staccare dal calcio? Che sia per divertirmi o per lavorare, parlo sempre di calcio»

A The Athletic: «Bisogna divertirsi e mantenere la mentalità da giocatore. Volevo essere protagonista già in campo e per esserlo devi tenere la palla»

De Zerbi: «Perché dovrei staccare dal calcio? Che sia per divertirmi o per lavorare, parlo sempre di calcio»
Brighton's Italian head coach Roberto De Zerbi reacts ahead of the English Premier League football match between Brighton and Hove Albion and Crystal Palace at the American Express Community Stadium in Brighton, southern England on March 15, 2023. (Photo by ADRIAN DENNIS / AFP) /

The Athletic ha intervistato Roberto De Zerbi sul campo di allenamento di Lancing. Il quotidiano sportivo sottolinea come il giovane allenatore in tutte le sue esperienza sia sempre rimasto fedele ai suoi principi di gioco. Il suo è uno stile che parte dalla costruzione attraverso il portiere finalizzata a liberare i giocatori più tecnici in squadra.

Tutti i giocatori che ha allenato gli riconosco l’abilità a vedere il calcio in un modo tutto originale e innovativo. Come Lallana, ex Liverpool: «Il calcio ha avuto molto più senso per me da quando è qui».

Le parole di De Zerbi:

«L’idea degli allenatori cambia ogni giorno, ogni settimana, ogni mese. Puoi cambiare qualcosa, puoi fare qualcosa di diverso, cambi a seconda dei giocatori, ma il Dna è sempre lo stesso. Il Dna dello spettacolo sono io, il mio personaggio, la mia storia, la mia famiglia, com’ero come giocatore. Ho un’idea ben chiara in testa. Tutti riusciamo a parlare di calcio, ma parlando di dettagli si creano situazioni diverse, cambiamenti, la soluzione è diversa».

Da calciatore ha militato nel Brescia, nel Milan e anche nel Napoli. Da allenatore si è seduto sulle panchine di Sassuolo, Shakhtar e Brighton. Ovunque è andato si è sempre divertito:

«Voglio divertirmi. Sto vivendo un sogno e per vivere un sogno bisogna divertirsi. Mi sto divertendo molto, sono stato nel Brighton, nello Shakhtar (Donetsk), nel Sassuolo. Innanzitutto bisogna divertirsi. Poi è necessario mantenere la mentalità da giocatore. Volevo essere protagonista in campo. Per essere protagonista bisogna tenere la palla, avere la palla. Da lì parte il possesso palla. Io ero il numero 10. Si vince la partita con il numero 10, il numero 11, il numero 9 e il numero 7, perché sono i giocatori con più qualità».

Forse adesso il pubblico vede quello che De Zerbi voleva fare quando era giocatore, domanda The Athletic:

«Sì, perché quando ero giocatore non decidevo io. Ero un giocatore e dovevo seguire le regole. Qui posso decidere io le regole e voglio mettere i miei giocatori nella condizione migliore per divertirsi, perché siamo fortunati a giocare a calcio, siamo fortunati a lavorare nel calcio. Non è frustrazione, il focus è diverso. Sono davvero fortunato, perché ho un’altra possibilità nella mia vita. È come vivere due vite, una da giocatore e una da allenatore. Posso migliorare dagli errori del passato e posso fare meglio, posso vivere un’altra vita in una situazione diversa».

Anche a Sassuolo, l’idea di De Zerbi era di attirare gli avversari per poi infilarli di sorpresa. “Trasuda passione”, scrive il quotidiano inglese. Quando le cose non funzionano come lui vorrebbe, è sotto gli occhi di tutti nell’area tecnica.

«Ho preso dalla mia famiglia lo stile di lavoro. Amo lavorare seriamente. Il lavoro è importante. Ho preso dalla mia famiglia il rispetto per i tifosi. Ero tifoso della mia città, della mia squadra, del mio club, del Brescia, ed è importante che i giocatori rispettino i tifosi. I tifosi pagano gli abbonamenti e quando giochiamo con la maglia giochiamo per loro, per la società, per le persone che ci lavorano. Non giocano in campo, ma lavorano per la società e per i tifosi… possiamo cambiare squadra ma i tifosi restano per sempre. Dobbiamo conoscere l’importanza dei tifosi e rispettare il club».

E ancora:

«L’altra cosa della mia famiglia era cercare di diventare un protagonista. Ho iniziato la mia carriera da giocatore in una piccola squadra (il Padova in prestito) e ho raggiunto un livello elevato. Come allenatore sono partito dalla quinta divisione italiana e dopo dieci anni lavoro in Premier League».

Eppure qualche volta ha vacillato De Zerbi. All’inizio della sua esperienza a Brighton. Nelle prime due partite, un pareggio contro il Liverpool (3-3) e una sconfitta contro il Tottenham (1-0):

Sebbene De Zerbi sia fiducioso nelle sue capacità di allenatore, c’è stato un momento all’inizio del suo impegno al Brighton in cui si è chiesto se modificare il suo stile offensivo. Ha avuto un incontro con il suo staff il giorno prima della partita con il Manchester City per discutere se essere più difensivo o mantenere il suo approccio avventuroso. La sua squadra ha perso 3-1, ma la partita è stata più equilibrata di quanto suggerisse il punteggio. Si sono esibiti con spavalderia disinibita“.

Le sue parole:

«Sì, certo, ma non per me. Avevo in testa idee diverse, ma devo rispettare i miei giocatori. E prima di giocare contro la migliore squadra del mondo – perché il Manchester City era e è la migliore squadra del mondo – è normale pensare se devi cambiare qualcosa, un cambio di strategia, ma non ero pronto a cambiare la mia filosofia. Non posso cambiare la mia idea».

Il presidente del Brighton lo descrive come “dipendente dal calcio” e a chi gli chiede come stacca la spina, risponde:

«Perché? Sinceramente se amo lavorare nel calcio, se amo guardare le partite in tv, se amo parlare di calcio con il mio staff o con altre persone… non è un lavoro, non è un lavoro, è una passione. Non c’è un momento giusto per mostrare la tua passione: la passione dura 24 ore al giorno. Non è un problema. Se voglio divertirmi parlo di calcio, se voglio lavorare parlo di calcio».

 

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