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L’Equipe innamorata di Musetti: «Un artista ambasciatore del bel gioco, somiglia a Federer»

“Ma senza rigore, prestanza fisica e gioco meno folle farà fatica a imporsi sui grandi della sua generazione”

L’Equipe innamorata di Musetti: «Un artista ambasciatore del bel gioco, somiglia a Federer»
Italy's Lorenzo Musetti returns the ball to Serbia's Novak Djokovic during their Monte-Carlo ATP Masters Series tournament round of 16 tennis match in Monte Carlo on April 13, 2023. (Photo by Valery HACHE / AFP)

Muso si distingue per la sua eleganza e questo modo di disegnare ogni colpo di racchetta, come un artista plasma ogni colpo di pennello“. L’Equipe dedica una pagina a Lorenzo Musetti, che ieri a Monte Carlo ha eliminato Djokovic in tre set e che oggi si va a giocare l’accesso alla semifinale contro Sinner. Il giornale francese elogia la “bellezza” del suo tennis, meno potente ma più elegante di quello dei suoi coetanei. Uno che la pallina “la accarezza sempre con stile e tenerezza”.

E poi quel rovescio a una mano, naturale, “la purezza di questo tiro. È stato con questo schiaffo magico che è entrato nel cuore di tutti i romantici del gioco, ma ci ha messo più tempo di quanto si pensi“.

Per L’Equipe Musetti ha uno “status di ambasciatore del bel gioco” e “lo deve al suo stile, così telegenico, così imprevedibile”. Un tennis che il suo stesso allenatore Tartarini descrive come “classico”: “È amato perché c’è questo contrasto. Ha questo stile vecchia scuola che ora vediamo meno perché tutto va molto veloce. Oggi molti danno la priorità ai primi tiri, al servizio e alla risposta. Mette più variazioni nel suo gioco”.

Poi L’Equipe forza un po’ la mano coi paragoni: Federer. “Rovescio affascinante, variazioni in abbondanza, gioco offensivo dettato dall’istinto, Musetti condivide alcune somiglianze con una leggenda da poco ritirata“.

E lui, Musetti, detta una frase di rinnovata consapevolezza: “Ho finito per capire che un tiro magnifico valeva solo un punto. Cerco di giocare in modo più semplice, ma voglio essere fedele al mio stile”.

E Tartarini insiste sul fatto che Musetti deve lavorare sulla semplificazione: “A volte fa cose meravigliose e a volte cose molto brutte. Gli piace essere elegante. Potrebbe giocare semplicemente, ma cerca la bellezza del gesto. È troppo giocoso. Nei momenti importanti cerchiamo di uniformarci a livello tattico. Il suo gioco ha già così tante varianti che a volte è meglio avere alcuni schemi di gioco già prestabiliti in modo che non pensi troppo prima di colpire“.

Ma il pezzo dell’Equipe è tutto “un colpo di racchetta magica“, di “affascinante imprevedibilità“. Ora non resta che far fruttare “una tale tavolozza e le possibilità pressoché infinite“. Perché, conclude L’Equipe, “senza il rigore, il corpo fisico e un gioco meno folle, Musetti farà fatica a unirsi al resto della sua generazione”.

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