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I sei punti chiave di Napoli-Milan

Dall’assenza di Kim al ritorno di Osimhen, l’ipotesi doppio play, i due ballottaggi sugli esterni e l’atteggiamento di Kvaratskhelia

I sei punti chiave di Napoli-Milan
Mg Milano 12/04/2023 - Champions League / Milan-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Mathias Olivera-Ante Rebic

Una partita quasi inutile (anche per il distacco che ormai separa il Napoli dalla seconda) in attesa del mezzogiorno di fuoco, e cioè della storica partita di martedì sera.

Una partita che nessuno avrebbe voluto giocare e, diciamocelo, nessuno avrebbe voluto guardare, così presi come siamo dall’ansia dell’attesa del ritorno del quarto di finale di champions e dalla paura che nel frattempo possano esserci infortuni o problemi che tagliano fuori altri giocatori rispetto a quelli di cui già dovremo fare a meno.

Una partita che  in senso calcistico stretto ha detto ben poco (a parte la traversa di Osimhen ed il numero da attaccante di razza che Di Lorenzo, ormai su livelli mondiali, ha fatto in area di rigore per liberarsi pe il tiro) e che, infatti, va più che altro trattata per alcune tematiche che pone proprio in vista di martedì sera.

Partiamo dalla possibilità di giocare con il doppio play

Potrebbe essere una soluzione, anche se con scarse probabilità di essere adottata, perché darebbe pochi punti di riferimento al Milan nelle marcature effettive e preventive in fase di uscita del pallone da parte del Napoli.

Far giocare Demme centrale e Lobotka spostato al suo fianco sul centro destra darebbe alla squadra azzurra la possibilità di avere più soluzioni in fase di primo appoggio e di prima uscita del pallone dal basso e costringerebbe il Milan ad avere difficoltà nella marcatura di entrambi gli uomini che potrebbero iniziare con efficacia la costruzione dell’azione.

Demme, peraltro, è anche un centrocampista con buon senso della posizione e buona fase di interdizione e se anche non ha la capacità dinamica di Loobotka ed Anguissa (specie nell’accelerazione in grado di saltare la prima pressione avversaria per poi ritrovarsi a campo aperto a portare il pallone), tuttavia fungerebbe da ottimo rinterzo (per dirla alla Spalletti: cioè come uomo sponda in grado di far arrivare il pallone all’uomo che si cerca quando la prima linea di passaggio è ostruita dagli avversari).

Ma Demme, tuttavia, quest’anno non è mai stato utilizzato e non ha quindi ritmo e senso della partita, e ieri lo si è visto, ciò che rende quest’opzione (che pure avrebbe senso tecnico/tattico) purtroppo scarsamente praticabile.

L’assenza di Kim

Come si è visto ieri, sarà un’assenza che peserà come un macigno.

Il sud coreano è l’uomo in grado di reggere da solo il peso della difesa e quello delle azioni avversarie (a proposito: ieri ha giocato sul centro destra in modo perfetto, ciò che ad avviso di chi scrive rimanda alla possibilità che lo si potesse all’andata usare contro Leao per i duelli in velocità a capo aperto) e, tuttavia, c’è da chiedersi se la coppia difensiva Rrahamni – Juan Jesus possa essere davvero adatta al tipo di gioco in contropiede che sviluppa il Milan con quei tre giocatori (Hernandez, Leao, Diaz) così in grado di mangiare campo e tempi di gioco difensivo all’avversario.

D’altronde, ci sono poche alternative al riguardo, perché Ostigard (che pure ha qualità: nel colpo di testa, nella pulizia di calcio che potrebbe essere utilizzata per recapitare il pallone direttamente sulla corsa di Osimhen in fase di difficoltà di costruzione dell’azione dal basso, nel senso dell’anticipo della giocata avversaria), come Demme, non è mai stato in sostanza utilizzato quest’anno, ciò che rende da un lato obbligata la scelta del duo centrale della difesa a 4, e dall’altro lato comunque rischioso puntare su questi due giocatori che a campo aperto sono di categoria inferiore rispetto ai 3 citati del Milan.

Osimhen

Lo spezzone di partita che ha giocato ieri, e soprattutto come lo ha giocato, ci riconsegna l’Osimhen che avevamo lasciato, e cioè un campione (oggi tra i primi 3 centravanti del mondo) in grado da solo di poter vincere una partita.

Un giocatore tanto in grado di galvanizzare, con il pensiero della sua sola presenza, tutti il gruppo dei suoi compagni, quanto è in grado di spaventare gli avversari che sanno di doverlo affrontare.

Comunque vada, giocare una partita con un giocatore del genere dà almeno il senso dell’aver avuto a disposizione le armi che è giusto che il destino ti metta a disposizione in simili eventi.

Il ballottaggio Lozano/Politano

All’andata si era puntato su Lozano affinché, in assenza del nigeriano, in campo potesse esserci un uomo in grado di dare verticalità e profondità alla manovra, anche tagliando ed andando ad aggredire lo spazio dietro alla difesa del Milan.

Quando è entrato Politano, tuttavia, seppure in 10 la squadra azzurra  ha avuto in quest’ultimo un uomo maggiormente in grado gestire il pallone  e manovrarlo nel collettivo.

Ecco, la questione è proprio questa.

Martedì sera bisogna anche e soprattutto non avere fretta iniziale di andare in gol, mantenere lucidità nelle giocate e, tra queste, nel possesso del pallone.

Politano, tra i due, è forse quello che garantisce entrambe le fasi.

Garantisce verticalità, ora che ha imparato anche a puntare l’uomo in profondità, invece di entrare sempre dentro al campo con il suo piede, e garantisce miglior gestione del  pallone in fase di palleggio, per non parlare della giocata tipica (pallone calciato di prima  d’incontro nello spazio che va ad aggredire Osimhen, ciò che quest’anno ha garantito gol ed occasioni da gol) che pure martedì sera potrebbe costituire una soluzione di gioco in grado di mettere in difficoltà il Milan.

Il ballottaggio Mario Rui/Olivera

Il discorso sopra fatto in favore di Politano dovrebbe conseguentemente orientare la scelta su Mario Rui, come noto grande costruttore di gioco e grande palleggiatore.

C’è un però.

Il portoghese, nelle ultime due sfide contro il Milan, è stato l’uomo che è apparso più in difficoltà nella gestione difensiva della partita (tanto in fase di transizione negativa, quanto in quella posizionale), mentre Olivera, – che pure, come si è avuto modo di dire, è tecnicamente di caratura ben superiore a quanto si dica – ha gamba notevole per garantire appoggio nella fase dell’azione offensiva ed in quella difensiva anche in caso di ribaltamenti di fronte da parte dell’avversario, ed inoltre è un ottimo saltatore di testa.

Io non avrei dubbi nella scelta, dunque.

Kvaratskhelia

Il georgiano sta attraversando, a mio avviso, un momento di grande difficoltà, probabilmente tipico sia del post sbornia che ha accompagnato la sua scoperta, sia della conseguenza dell’esserne ormai in grado, gli avversari, di leggere le sue giocate che iniziano ad essere un po’ troppo abituali, specie se non ha campo aperto davanti a sè.

La speranza, almeno a mio avviso, è che lui si renda conto soprattutto di poter essere molto utile alla squadra anche senza la sua azione tipica, nel senso che un giocatore con la sua tecnica e la sua dimostrata capacità (anche se da ultimo un po’ persa) di garantire lucidità nell’ultima giocata ben può essere per esempio decisivo nell’appoggio di azioni che non lo vedano necessariamente terminale offensivo, ma anche semplicemente sponda per la successiva giocata del compagno.

Purché, ovviamente, lasci da parte il modo di approcciare la partita visto nel match di andata e si renda conto che il calcio professionistico ad alto livello ti può permettere di sbagliare la giocata, ma non l’atteggiamento.

Insomma, una serie di temi e questioni che secondo me stanno attraversando i pensieri di molti tifosi durante quest’attesa che davvero rischia di essere ancora lunghissima, specie per chi, come noi, non è abitato a vivere partite del genere, altro non mi viene da dire.

In bocca al lupo, ragazzi!

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