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Chiesa e l’infortunio: «Mi dicevo: basta, chi me lo fa fare? Ma si riparte solo avendo la forza di non mollare»

A Prime Video: «Prima di tornare a correre avevo paura di non riuscire a farlo per i dolori. L’umore andava di pari passo con il dolore»

Chiesa e l’infortunio: «Mi dicevo: basta, chi me lo fa fare? Ma si riparte solo avendo la forza di non mollare»
Mg Napoli 13/01/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Juventus / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Federico Chiesa

Su Prime Video è disponibile il documentario “Back on Track”, che ha seguito il recupero di Federico Chiesa dopo l’infortunio al crociato della gamba sinistra contro la Roma all’Olimpico, il 9 gennaio del 2022. L’esterno della Juve ha raccontato di come si è accorto del suo infortunio, i momenti bui durante il recupero e la decisione di cambiare numero.

Sull’infortunio:

«Stavo per calciare, mi entra Smalling e sento una fitta pazzesca al ginocchio. In un primo momento pensavo mi fossi strappato un tendine, vado a terra e sento il ginocchio che si spegne. Entra il campo il dottore e gli ho detto che non mi sentivo più il ginocchio. A bordo campo ho deciso di provare, ma ad ogni passo sentivo ‘stock’. Al primo cambio di direzione ho sentito un rumore più forte, come se il ginocchio uscisse dall’articolazione, mi sono accasciato a terra. Mani nei capelli, si avvicina Lorenzo Pellegrini e gli ho detto: ‘Me lo sono spaccato tutto’. Ho iniziato a piangere appena il dottore mi ha praticato una sorta di mossa per vedere se il crociato tiene o meno. Si è gelato e ha scosso la testa. Ho iniziato a disperarmi, a piangere, non servono neanche le parole in quei momenti».

Chiesa e i momenti di sconforto:

«Tante volte durante l’allenamento mi è capitato che mi venisse proprio male al ginocchio e tra me e me dicevo: ‘Chi me lo fa fare? Basta’. E invece penso che si riparta proprio da lì: avere la forza di andare avanti quando vorresti mollare. Prima di tornare a correre c’era la paura di non riuscire a farlo a causa dei dolori. Avevo paura di appoggiare la gamba, ma quando ho finito la prima corsa mi sono detto ‘Posso tornare a farlo anche domani’. L’umore andava di pari passo con il dolore. Non ti alzi tanto felice se hai un dolore forte al ginocchio e sai che ad attenderti ci sono solo antinfiammatori. Fa parte del gioco».

Sul ritorno a correre

«Per me lasciare le stampelle è stata una vera e propria liberazione, non le sopportavo più. Sono sempre stato abituato a correre a 37km/h… Stare con le stampelle è stato straziante per me».

Sulla scelta del numero 7

«Il cambio di maglia è stato molto importante per me, perché avevo bisogno di qualcosa di nuovo: torno, ma in modo diverso».

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