Dotto: per lui José incarna l’infinita ingiustizia della vita. Vuole batterlo con una lezione di gioco. Considera Conte più fortunato che abile.
Giancarlo Dotto scrive di Spalletti e Mourinho alla vigilia di Napoli-Roma. Lo fa per la Gazzetta dello Sport.
Lucio soffre José, ma solo perché incarna l’infinita ingiustizia della vita. Nel profondo, in realtà, lo stima e un po’ lo invidia (smetterà di farlo probabilmente il 4 giugno, alla fine di Napoli-Sampdoria). Pagherebbe di tasca sua per comunicare come sa fare inimitabilmente il portoghese, per avere un’oncia del suo charme maliardo. Lo ama e non lo sopporta allo stesso tempo. Ambivalenza che non ha, invece, nei confronti di altri colleghi. Non stima Max Allegri (lo testimonia la piroetta pulcinellesca con cui lo insegue e gli impone il saluto alla fine di Napoli-Juve, a lui e alla sua mediocre fuga da sconfitto in campo) e considera probabilmente Antonio Conte un allenatore più fortunato che abile.
Vuole fortissimamente battere Mourinho domani. Sarà il suo regalo per il 60° compleanno di José. Un attestato della stima sofferta che ha per lui. L’unico possibile, batterlo in campo. Dandogli, possibilmente, una lezione di gioco.