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Scariolo: «Rispetto le opinioni dei tifosi, ma non ho né tempo né interesse per i commenti social»

Al CorSera: «Non è snobismo, appartengo a un’altra dimensione. L’emotività è dannosa nel mio lavoro, dalle situazioni difficili si esce rispondendo razionalmente» 

Scariolo: «Rispetto le opinioni dei tifosi, ma non ho né tempo né interesse per i commenti social»
Db Milano 18/06/2022 - play off Legabasket serie A / AX Armani Exchange Olimpia Milano-Segafredo Virtus Bologna / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Sergio Scariolo

Il Corriere della Sera intervista Sergio Scariolo, allenatore della Virtus Bologna che stasera affronterà l’Olimpia Milano. Il Bologna arriva alla sfida a due giorni dalla vittoria contro il Fenerbahçe in Eurolega.

«È stato un grande sforzo collettivo, affrontato senza tre giocatori e con allenatore e viceallenatore che non erano
stati in palestra perché influenzati. È emerso il senso di responsabilità di staff e giocatori, anche di quelli in cattive
condizioni, e la spinta decisiva che può dare una tifoseria calda».

Scariolo parla dei tanti infortuni.

«La saturazione del calendario è evidente, come lo è la necessità di armonizzare gli impegni dei club e le finestre Fiba delle Nazionali. Non sono certo, però, che sia altrettanto chiaro nella testa di chi deve decidere. Noi non siamo mai stati al completo una volta in questa stagione. È una questione anche di business: puoi organizzare tutti gli Archi di Trionfo che vuoi, ma se ammazzi i cavalli chi verrà a vederli?».

Giocare l’Eurolega è così dispendioso? Scariolo:

«Da fuori si percepisce poco il livello di esigenza che questo torneo richiede. Lo sforzo non è avere un picco di
rendimento, quanto ripetere quella prestazione giocando ogni tre giorni. Ci sono categorie di giocatori che possono farlo, altri no. Andrebbero veicolate meglio le informazioni sulla loro salute: si fanno critiche feroci e ingiuste senza sapere, magari, che un atleta ha giocato in cattive condizioni».

A proposito di critiche, Scariolo dice di non leggere le critiche social.

«Rispetto le opinioni dei tifosi, ma non ho né il tempo né l’interesse per leggere quello che viene scritto. Non è snobismo, è proprio che appartengo a un’altra dimensione. Non credo nemmeno che darei un bell’esempio di leadership se mi facessi fare la rassegna dei commenti apparsi sul web».

Sul ruolo dell’emotività nel lavoro di allenatore:

«In generale, credo che l’emotività sia dannosa in questo lavoro. L’esperienza, l’educazione familiare, l’insegnamento dei miei maestri in panchina, mi hanno dato valori che in 30 anni non sono cambiati: dalle situazioni difficili si esce rispondendo razionalmente, mettendo da parte il proprio ego, ricercando l’equilibrio. Questo è il mio modo di allenare. Le reazioni emotive rischiano di rendere le crisi irreversibili».

 

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