Sul Corsport: con Calciopoli è cominciato il declino del pallone italiano, era la quarta azienda del Paese e ora è la settima
Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport, scrive della prospettiva di ritrovarsi la Juventus in Serie B.
Sono trascorsi (male, malissimo) diciassette anni da Calciopoli: dal 2006 a oggi il calcio italiano ha subìto quattro fallimenti mondiali, due in presenza (2010, 2014) e altrettanti in assenza (2018, 2022); ha, sì, conquistato un titolo europeo, ma la festa è durata soltanto pochi mesi. Nello stesso periodo la Juve ha vinto 9 scudetti (i domini nuocciono al sistema) prima di incartarsi.
In momenti diversi si sono dileguati i miliardari nostrani (Berlusconi, Moratti) sostituiti da italoamericani, original yankees e cinesi non tutti credibili.
In un quadro drammatico come l’attuale (qualcosa ho dimenticato o volutamente trascurato) si inserisce il caso Juvegate che fa tremare i polsi ai diretti interessati ma anche e soprattutto all’intero sistema, e non solo per la questione dei diritti tv che, lo ricordo, sono la principale fonte di sostentamento.
Tuttosport ieri titolava “La vogliono mandare in B”. Ma più passano i giorni e più cresce il numero di quelli che, anche nel Governo, temono la “retrocessione” del club di riferimento della settima industria del Paese. Nel 2006 il calcio era, per fatturato, la quarta.