Alcuni genitori della Vanvitelli non gradiscono. L’artista: “Non chiedo scusa, quella è una strada, L’arte deve provocare. Ma poi… le scuole non sono chiuse per Natale?”
La mano d’uno scheletro che masturba un pene. E una donna bendata, in lacrime, che pratica una fellatio un po’ forzata ad un uomo che però al posto del pene – di nuovo – ha un cactus. Peraltro la benda è bianca, il casco di capelli è rosso: ad una occhiata fuggevole pare quasi un berretto da babbo Natale. Ma no, il tema natalizio non c’entra. I due dipinti sono esposti in una vetrina in affitto, a via Luca Giordano, esattamente di fronte all’ingresso principale della scuola Vanvitelli. Asilo, elementari.
Vomero, isola pedonale, quartiere benissimo. Genitori che ancora per qualche giorno alla spicciolata consegnano i figli alle aule. Sfilano, e qualcuno nota la vetrina. “Una sega e un pompino?!”. Chiamano la polizia che sempre presidia la zona, al mattino. Le facce degli agenti sono a loro volta un ritratto, dello stupore. “Faremo una segnalazione”, dicono. E vanno via. I quadri restano. “E lì resteranno fino a quando il proprietario della vetrina non mi chiederà di toglierli. Ma a quel punto sgombero l’intera vetrina e vado via. Perché non avrebbe più senso: quello non sarebbe più un canale sul quale posso esprimermi”.
Raggiunto al telefono, Francesco Barone spiega che “è solo arte”. E’ lui con la compagna Ida, l’autore, dei due disegni del piccolo scandalo vomerese. Ha 25 anni, è napoletano. Ha un profilo su Instagram dove espone online. Il tema è sempre più o meno quello: il sesso con una deviazione volutamente macabra. Il pene è centrale: prende la forma di un polpo che suona le batteria (dove i tamburi sono i testicoli), di uno squalo, di una banana, di una banana che sbucciata diventa un cactus. Sfogliando meglio il catalogo, il cactus è la vera star. Ce n’è anche uno sodomizzato da un uomo piangente sul binario d’un treno in arrivo. E poi un’infinità di arti scheletrici, occhi più o meno dilaniati, una donna col ciclo che raccoglie il mestruo in un barattolo di pittura.
Però, il punto è: “una sega e un pompino” davanti ad una scuola elementare? “Non ho scelto quei due disegni apposta, non ci ho nemmeno pensato. E’ una strada, suolo pubblico, possono passare da lì bambini anche indipendentemente dalla scuola. Ho messo anche altre cose meno controverse. E poi non sono già in vacanza gli studenti? Un genitore mi ha chiamato, mi ha minacciato di andare dai carabinieri”.
Ha scelto quei disegni per provocare? Facciamo la domanda temendo che arrivi la risposta più scontata. E infatti: “L’arte è provocatoria, se non lo fosse non sarebbe arte”. Per cui tocca difenderla: “Se qualcuno si offende non chiedo scusa. Perché non c’è alcuna intenzione da parte mia di offendere nessuno”. Andy Warhol, più o meno.
“Io comunico a persone simili a me. Non cerco l’attenzione commerciale, o del politicamente corretto, del mainstream”. E quindi affitta una vetrina in via Luca Giordano, al centro del borghesissimo Vomero? “Ma non ci sono solo scuole e bambini. Il Vomero la sera è popolato di ragazzi. Ho affittato uno spazio pubblicitario, ho esplicitato quello che faccio. Non mi è stato posto alcun limite. Pago. Se il proprietario della vetrina non è d’accordo me lo dice e sgombero la vetrina, non è che devo attenermi ad un’etichetta. Ho portato quelle stesse opere anche alla Fiera del Baratto e nessuno ha detto nulla”. Forse perché non c’era l’ingresso di un asilo di fronte, magari. “Ma non li ho mica messi nel cortile della scuola. E’ una strada, quella”.
Ci spiega perché proprio quei due disegni? Qual è il tema artistico? “La mano scheletrica rappresenta per me un fascino per la morte, un piacere per il macabro. La fellatio è l’amore tossico. Mi rivolgo ad un mercato di nicchia. E’ normale che non tutti capiscano”. Certo, non è facile mettersi in casa una colata mestruale. Non è che “ti risolve un salotto” e te lo rende “grande protagonista del Novecento” come i quadri del Mutandari di Corrado Guzzanti. “Il disegno del tema mestruale l’ho venduto per 50 euro alla Fiera del Baratto”, obietta. “Lo facciamo da un anno, vendiamo. Lavoriamo anche molto su ordinazione. Parliamo, qualcuno mi racconta un’esperienza intima, nasce l’ispirazione…”.