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Navas: «Non è colpa mia se nel Psg non gioco. Qualcuno non vuole che io giochi»

Il secondo di Donnarumma a El Paìs: “Da piccolo mi intervistavo da solo, facevo giornalista e giocatore. I rigori? Li paro per istinto”

Navas: «Non è colpa mia se nel Psg non gioco. Qualcuno non vuole che io giochi»
Lisbona (Portogallo) 23/08/2020 - finale Final Eight Champions League / Paris Saint Germain-Bayern Monaco / foto Getty/Uefa/Image Sport nella foto: Keylor Navas

“Se non gioco nel Psg non è per colpa mia. Qualcuno non vuole che io giochi”. Nessun complotto, ma a Keylor Navas non va proprio giù di fare il secondo di Donnarumma. Lui intanto al Mondiale c’è, l’altro non se la passa benissimo nelle tristissime amichevoli parallele della Nazionale.

Dice in un’intervista a El Pais che il Mondiale del 2014 gli ha cambiato la vita. Fu il miglior portiere del torneo. Ora, a 35 anni, vorrebbe replicare. Il Costa Rica è al suo terzo Mondiale consecutivo.

“Ho sempre voluto fare il portiere”, racconta. “Ho sempre avuto tutto molto chiaro, fin da piccolo. Mi è sempre piaciuto molto giocare alla narrazione del gioco, fare interviste. Quando avevo 7 o 8 anni mi intervistavo da solo. Interpretavo entrambi i ruoli, giornalista e calciatore. Dicevo: “Bene, eccoci con Keylor Navas, portiere del Real Madrid, che ha appena con la nazionale…”. E mi mi rispondevo: “Sono molto felice, sono venuto qui con mia madre, che è su una sedia a rotelle ed è anziana…”. Sono sempre stato molto chiaro su quello che volevo: la nazionale e il Real Madrid”.

In quel Mondiale parò un rigore alla Grecia, al suo compagno di squadra Celso Borges. Disse ai compagni di stare tranquilli perché l’avrebbe parato. “Continuavo a guardarlo e pensai ‘questo tira una bomba qui a destra’. Perché, non lo so, in quel momento mi sentivo così. Così è stato”.

Navas dice che c’è studio, ma anche tanto intuito: “Un po’ di tutto, perché bisogna avere informazioni, ma alla fine è come tutto nella vita, non si sa mai. C’è un giocatore che su dieci ne tira otto a destra, due a sinistra. Che ne dici? Mi butto a destra? Sì, direbbero tutti. Facile. Ma in quel momento senti che quello era il giorno in cui avrebbe cambiato, e tu l’hai l’hai fermato. Io cerco di avere quante più informazioni possibili, e poi al momento mi lascio trasportare dalle sensazioni”.

Arriva a questo Mondiale da riserva al Psg… “Non ho giocato mai, ma mi sento bene, mi sento tranquillo. Non trascuriamo una realtà: è sempre meglio giocare, ma dipende molto anche da come ci si approccia ad affrontare un Mondiale. Mi sono allenato molto bene, mi sono allenato molto duramente. Se non gioco nella mia squadra, non è per il mio livello basso, né per mancanza di condizione, è perché qualcuno non vuole che io giochi e basta. È la mia terza Coppa del Mondo, quindi voglio davvero godermela e aiutare il mio paese”.

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