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La sensazione nuova è che davvero, questa volta, qualcosa sia cambiato

Questi ragazzi sono scevri da condizionamenti e hanno l’incoscienza per credere di potercela fare. Hanno la speranza.

La sensazione nuova è che davvero, questa volta, qualcosa sia cambiato
Napoli 21/08/2022 - campionato di calcio serie A / Napoli-Monza / foto Imago/Image Sport nella foto: esultanza gol Khvicha Kvaratskhelia ONLY ITALY

I campionati per club si fermano per fare posto alle nazionali e al mondiale, in sere A si sono giocate quasi il 40% delle giornate totali e non si fa altro che discutere di quello che succederà tra due mesi alla ripresa di questo strano campionato. Quello che sarà lo vedremo sicuramente poi e, per adesso, approfittando della lunga pausa che ci attende, mi voglio soffermare su quello che, invece, è già stato.

Il Napoli, come la scorsa stagione, nonostante la vera e propria rivoluzione determinata dal calciomercato estivo, ha messo in campo una partenza straordinaria lasciando sul campo solamente quattro dei quarantacinque punti a disposizione, ha ottenuto risultati incredibili nel suo girone Champions, ed è sulla bocca di tutti grazie al suo gioco e, soprattutto, ai suoi risultati.

Il gioco della comparazione con il passato ha subíto, dalla fine dello scorso campionato ad oggi, una schizofrenica altalena di emozioni e sensazioni. Dallo sconforto e dalle proteste estive siamo passati, in poche settimane, ad ammirare di nuovo uno stadio Diego Armando Maradona gremito in ogni ordine di posti – per utilizzare un’espressione ormai desueta – di tifosi e ammiratori di tutte le età, di tutte le estrazioni sociali, di svariate nazionalità che nuovamente fanno a gara dagli spalti per far sentire la propria voce. Come descritto magistralmente su queste pagine da Raniero Virgilio, gli esperti si sono dovuti affrettare a trovare una spiegazione a questi, tanto inattesi quanto sorprendenti, successi degli azzurri.

Sono ovviamente cambiati gli uomini in campo e questo ha portato, per il momento (meglio specificarlo che di questi tempi la corsa la si fa sulla dimostrazione di aver avuto ragione), quella che molti identificano con “un’aria nuova” foriera di nuovi risultati.
Dato il rapporto di causa effetto esistente nella narrazione comune tra il cambio degli uomini e il cambio d’aria, bisogna però capire in che cosa gli uomini nuovi sono diversi da quelli che c’erano prima. Personalmente ritengo e ho sempre ritenuto che questa rivoluzione sia arrivata con colpevole ritardo e che andasse fatta molto prima. Probabilmente si è dovuto aspettare il momento giusto per cogliere le opportunità di mercato che quest’anno si sono finalmente presentate. E se la mia personalissima opinione sposa la necessità del cambiamento dai tempi dei famigerati eventi che sono passati alla storia sotto il nome di ammutinamento, non è certo perché non ritenessi i calciatori che vestivano la maglia azzurra fino a giugno tecnicamente non all’altezza. Abbiamo visto calcare il prato del San Paolo e, poi, del Maradona moltissimi calciatori, quasi tutti buoni, qualche brocco, qualche campione mai sbocciato, qualche top player diventato tale una volta arrivato qui e poi partito per ovvi motivi di necessità.

Il mercato estivo ha visto uscire praticamente tutti i nomi che avevano fatto la storia recentissima del Napoli. Calciatori ai quali ci siamo affezionati che abbiamo amato accettando i loro, spesso molti, pregi e i loro, quasi sempre pochi, difetti. Abbiamo letto i nuovi, sconosciuti ed a volte apparentemente impronunciabili, nomi sulle pagine dei giornali e abbiamo dovuto fare un atto di fede nel lavoro della società. Questo atto di fede è stato fino ad adesso ripagato sicuramente con i risultati sul campo ma anche e soprattutto con la possibilità di vivere di una sensazione nuova: la sensazione che davvero, questa volta, qualcosa sia cambiato. Già, ma cosa è cambiato davvero? Io, personalmente la mia idea me la sono fatta. Non mi appellerò alle differenze di qualità tecnica o di forza fisica. Non credo nemmeno che sia banalmente cambiata l’aria che si respira nello spogliatoio e che adesso vadano tutti d’amore e d’accordo mentre prima si viveva di invidie, gelosie e primadonnismi vari sebbene questa componente è probabile che aiuti. Non ritengo che l’abbassamento dell’età media sia la chiave di volta del cambiamento e non mi voglio soffermare sulla “pancia piena” dei lauti ingaggi che percepiva chi è andato via.

Quello che ritengo sia veramente cambiato, quello che ha determinato il cambiamento, a mio parere, si chiama speranza.
La mezza squadra che è andata via a giugno era composta dai giocatori che avevano perso lo scudetto in quell’albergo di Firenze. Questa espressione è stata spesso utilizzata per schernire il suo autore ma, ognuno di noi tifosi, ricorda perfettamente dov’era quella sera del ventotto aprile duemiladiciotto al fischio finale di San Siro e in quale cassetto andò a chiudere definitivamente la speranza che ritenevamo esserci stata tolta. Quei calciatori videro quanto era successo quella sera, vissero quello che era successo negli anni precedenti e anche quello che accadde negli anni successivi. Sono persuaso che anche loro, come noi tifosi, iniziarono ad avere nella testa la convinzione che vincere non sarebbe mai stato possibile.

Una tale convinzione, chi ha sostituito i partenti non la può avere. Questi ragazzi sono scevri da condizionamenti e hanno l’incoscienza per credere di potercela fare. Hanno la speranza. Può darsi che sia solo inesperienza e che, anche loro, dovranno rassegnarsi come già sta accadendo a qualche tifoso che non concorda con qualche decisione arbitrale delle ultime giornate.

Questo lo sapremo solo a giugno ma, per adesso, questi ragazzi hanno la speranza di poter vincere e a mano a mano che raccolgono sul campo i risultati del loro lavoro, stanno affiancando alla speranza anche la convinzione.

Il resto, viene da sé e lo vediamo in campo con calciatori che si spendono fino all’ultimo per recuperare un pallone, non tirano mai indietro la gamba, tentano la giocata con tutta la speranza e la convinzione di riuscirci.

Io non so se questo sarà sufficiente e solo il tempo ce lo dirà. Per adesso sono convinto che sia la prima volta dalla partenza di Maradona, che valga davvero la pena metterci anche noi tutta la speranza.

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