Al Bernabeu non hanno nemmeno graffiato la difesa del Real. I dogmi sono pericolosi, anche nel calcio. Comandano le prestazioni, e quelle non sono cieche
La Vanguardia: incomprensibile che Xavi continui a dare fiducia a Dembélé e Raphina.
“La fede cieca è proprio questo: cieca. Che non vedi, che non hai bisogno di vedere. Che non ascolti la ragione. Non vuoi essere consapevole di ciò che sta accadendo davanti ai tuoi occhi. Anche se gli eventi ti portano al contrario”.
Lo scrive La Vanguardia, che punta il dito sulle scelte ostinate di Xavi nel Barcellona. In particolare quelle che riguardano Dembélé e Raphina. Il primo schierato 11 volte tra i titolari, il secondo 9. Né l’uno né l’altro, scrive il quotidiano, ha creato pericolo al Real Madrid. Anzi, tra tutti e due, hanno perso palla 22 volte.
“Le partite passano e si capisce sempre meno la caparbietà dell’allenatore del Barcellona per aver concesso tutti questi spazi a Dembélé, non importa quanto campione del mondo sia (è stato sostituto in Russia 2018). Non va bene cedere a un giocatore così instabile e incline ad alti e bassi. Soprattutto in una squadra che finge di avere il controllo dei giochi e odia l’andirivieni perché, poi, si sente malissimo. Dembélé, forse proprio per la sua facilità nel dribbling, sceglie il gioco sbagliato. Attacca senza senso, per improvvisazione o per ispirazione, ma non è accademico”.
Xavi ha un rapporto di fiducia indissolubile con Dembélé, sin dalla prima giornata.
“Già durante la sua presentazione gli parlava all’orecchio. Da allora, e sono trascorse 50 partite, Dembélé, il cui rinnovo era quasi una questione di stato al Camp Nou, ha segnato cinque gol”.
Inefficace come Dembélé, contro il Real, è stato Raphina.
“Al Bernabeu non si sono fatti vedere. Non hanno nemmeno graffiato la difesa del Real”.
“I dogmi sono pericolosi, anche nel calcio. Le prestazioni comandano e non sono cieche”.