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Rummenigge: «Dopo la finale di Champions 2020 Al-Khelaifi piangeva, non si calmava, ho dovuto consolarlo»

Alla Süddeutsche: “Mi sono riguardato la maledetta finale contro il Chelsea del 2012, per dieci anni, anche in vacanza, in dvd. Avevo bisogno di umiliarmi per motivarmi”

Rummenigge: «Dopo la finale di Champions 2020 Al-Khelaifi piangeva, non si calmava, ho dovuto consolarlo»
Monaco di Baviera ( Germania) 15/06/2021 - Euro 2020 / Germani-Francia / foto Imago/Image Sport nella foto: Karl-Heinz Rummenigge

“L’ultima volta che ho scosso la testa è stato quando Neymar è andato a Parigi nel 2017 per 222 milioni di euro. Dopo di che ho rinunciato, non serve a niente. Anche se vorrei sapere come fanno al Chelsea, come spiegano perché un anno fa hanno comprato Romelu Lukaku dall’Inter per più di 100 milioni di euro e ora glielo ridanno per otto milioni… Ma so come funzionano il Chelsea, il Manchester City e il Paris Saint-Germain. Se vuoi un successo sostenibile, hai bisogno di pazienza”. Karl-Heinz Rummenigge ha lasciato da poco la poltrona di Amministratore delegato del Bayern Monaco. E’ ancora nel Comitato esecutivo della Uefa. E guarda il mercato squilibrato del pallone con una superiorità quasi imbarazzante. In una lunga intervista alla Süddeutsche Zeitung racconta anche un paio di retroscena niente male. I grandi presidenti, uomini dal potere infinito, davanti a una sconfitta diventano come bambini…

“Non dimenticherò mai il volto di Nasser Al-Khelaifi quando abbiamo vinto la finale di Champions League 2020 a Lisbona contro il Psg. Stava per piangere. Quasi mi dispiaceva per lui. Ho detto: stai calmo! Ha detto: Ma abbiamo perso! Sì, ho detto: io ho perso due mondiali in finale, ho subito diverse sconfitte drammatiche in Champions League. Un giorno, se farai un buon lavoro, sarai qui e prenderai quel trofeo. Mi guardò incredulo. Lo vedo spesso, in vari stadi, e poi glielo ho spiegato ancora: ho fatto le mie esperienze migliori e più importanti nella sconfitta. Se affronti le sconfitte in modo produttivo, puoi imparare molto. Ad esempio, mi sono riguardato quella maledetta finale contro il Chelsea nel 2012, che ancora non capisco come abbiamo perso, ogni anno per dieci anni, fino alla scorsa estate. In vacanza a Sylt, in Dvd. Ogni volta scoprivo qualcosa che non avevo notato prima. Ho visto ogni volta nuovi tratti del viso, incluso Jupp Heynckes (allenatore del Bayern 2012, ndr). Avevo bisogno di quella dose per arrabbiarmi e umiliarmi di nuovo. Mi ha sempre motivato”.

Tornando al mercato…

Oggi se acquisti, ricevi applausi come manager, se vendi, prendi un calcio in culo. Ma c’è bisogno di un equilibrio. E ci sono alcuni valori nel calcio che vanno al di là: in realtà, il Psg o il Manchester City avrebbero dovuto giocare la Champions League tra di loro negli ultimi anni, ma non l’hanno fatto. Entrambi erano in finale una volta, ma non l’hanno vinta. Anche se possono muovere tutto ciò che vogliono, sul mercato. Il Real Madrid non è stata la squadra migliore la scorsa stagione. Ma avevano “cojones”, come direbbe il mio amico Carlo Ancelotti. Il problema è: ci sono squilibri che non puoi bilanciare. La Premier League ha due vantaggi: il triplo dei soldi dalla tv del resto d’Europa, anche gli spagnoli non riescono più a tenere il passo. Il secondo vantaggio è il conglomerato di super miliardari, stati o ora hedge fund con fortune incredibili come proprietari di club. La Uefa vuole investimenti nel calcio, altrimenti gli investimenti andranno altrove, in altri sport o altri settori dello spettacolo”.

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