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Il calcio è cambiato, la qualificazione Champions vale più dello scudetto (che pure vorrei vincere)

POSTA NAPOLISTA – Lunga vita a De Laurentiis anche se non mi fa impazzire e ha figure manageriali al pari delle tribù delle Isole Samoa

Il calcio è cambiato, la qualificazione Champions vale più dello scudetto (che pure vorrei vincere)
La Spezia 22/05/2022 - campionato di calcio serie A / Spezia-Napoli / foto Image Sport nella foto: Napoli

Caro Napolista,  mi chiamo Matteo, ho 57 anni, sono nato e residente in provincia di Napoli, e da sempre (da età evolutiva/cognitiva, circa 4 anni) sono un tifoso del Napoli, passione trasmessami da mio nonno, e lo sarò per sempre essendo una delle due cose certe della vita: la squadra del cuore e la genitorialità da parte di madre. Quindi, dai primissimi anni ’70 ad oggi, seguo assiduamente la mia squadra del cuore: radiolina, 90° minuto, la Domenica Sportiva, Eurogol (raramente, quando capitava, condotta dai giornalisti Gianfranco De Laurentiis e Giorgio Martino su finire degli anni 70: era una magia! Ricordo che, io ed i pochissimi tifosi del Napoli delle scuole medie, attendavamo il mercoledì sera tardi per goderci tutti i gol delle partite di coppe e sognavamo che un giorno ci fosse anche il nostro amato Napoli a sfidare quei campioni di ogni nazione in quei fantastici stadi e poter dimostrare loro che “ci siamo anche noi tra i grandi!”), tv a pagamento, presenza in stadi d’Italia (Napoli e varie città) e all’estero (Marsiglia in Champions).

Ho pianto, ho imprecato, mi sono disperato, mi sono illuso, ho sognato, ho sperato e, a volte, ho anche gioito, non solo quando si vinceva un trofeo (rarissime volte, ahimè) ma anche quando la mia squadra si classificava per poter partecipare ad una manifestazione europea.
Sono stati, quindi, anni vissuti da tifoso di una squadra “media”, come la stragrande maggioranza dei tifosi nel mondo perché le statistiche parlano chiaro: tutti partecipano ed uno vince e le vincitrici sono, solitamente, le squadre delle città più ricche e meglio organizzate in qualsiasi campo socio/industriale. Napoli, piaccio o no, non lo è e, molto probabilmente, non lo sarà mai. Basti pensare che ci piangiamo addosso da 160 anni per il furto dei Savoia senza però prendere un minimo slancio produttivo. Ma si sa, la colpa è della camorra che ci tarpa le ali per il progresso (parafrasando Churchill, e la sua famosa frase pronunciata sugli italiani all’indomani dell’8/9/43, si potrebbe dire che in Campania ci sono 12 milioni di abitanti: 6 brava gente e 6 camorristi).

Lo stesso dicasi per il calcio del resto, le squadre del Nord, non ci fanno vincere lo scudetto. Ce lo rubano! Tralasciamo che hanno i migliori giocatori, più soldi, migliori strutture, più storia, più attitudine alla vittoria e, perché no, migliori agganci, ebbene, tutto questo non conta: sono dei ladri. Siamo napoletani, il top per la Kleenex! Ci vantiamo di essere il popolo più furbo, scaltro e resiliente al mondo per poi constatare che tutti ci maltrattano e ci fregano, da secoli, come poveri fessi, quindi, la domanda è: siamo quelli sulla croce o quelli che piantano i chiodi? Decidiamoci, con calma, ovviamente, ma facciamolo!

Tornando al mio amato Napoli, il calcio d’oggi è cambiato, si è evoluto come tutte le cose, da sempre. Una su tutte, al di là, ovviamente, dell’aspetto tattico/fisico, è il ruolo che hanno assunto i campionati nazionali, diventati dei trampolini di lancio per la partecipazione alle manifestazioni internazionali, le quali permettono più introiti e visibilità che consentono, alle società partecipanti, di poter restare in quella ristretta elite appetita da sponsor, pubblico e tv (diritti).

In sintesi: lo scudetto (che vorrei, condizionale sognante, sempre vincere, sia chiaro!) non è assolutamente più una priorità. Quest’ultima è rientrare almeno nelle prime 6, e il Napoli lo pratica ininterrottamente da 14 anni (unica italiana). Piaccia o no, è così, se ne facciano una ragione quelli dei 91 punti di Sarri (gloria eterna?!), quelli del secondo posto di Ancelotti (bollito, solo secondo?) e del terzo di Spalletti (“vavattenne, nun saje fa nient!”). Ergo, in primis qualificazione europea, a seguire scudetto, molto meglio, anche perché si va in prima fascia di Champions League che consentirebbe di poter superare i gironi e quindi di continuare la manifestazione (più soldi, maggiore attrattiva sponsor, futuro più roseo etc etc…).

Concludo recitando il motto della mia squadra del cuore (coniato solo da qualche anno), ma prima di farlo mi preme dichiarare, da modesto ed umile tifoso, che AdL, spesso non mi fa impazzire, anzi non mi piace affatto meramente sia dal punto di vista manageriale (quadri e figure manageriali al pari delle tribù delle Isole Samoa, il tutto condito da una leggerissima e velata punta di inutile e deleterio nepotismo) e comunicativo personale (quando dovrebbe parlare e farsi sentire è assente e viceversa), per tutto il resto: grazie di esistere e lunga vita a te per averci tolto dalla melma del 2004 dove ancora, molto probabilmente, saremmo se stessimo aspettando i napoletani di cui ampiamente sopra o dei vari fondi di investimento di dubbia provenienza alla Sim Salabim (Paolo Maldini docet)

FORZA NAPOLI SEMPRE!

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