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Il New York Times racconta “l’invulnerabile Florentino Perez”: il sovrano assoluto del Real

Superlega e Mbappé avrebbero dovuto metterlo al tappeto, e invece lui comanda più forte di prima: controlla i media e non ha rivali

Il New York Times racconta “l’invulnerabile Florentino Perez”: il sovrano assoluto del Real
Madrid (Spagna) 24/01/2017 - presentazione campagna 'Sin respeto no hay juego' / foto Alterphoto/Insidefoto/Image Sport nella foto: Florentino Perez

Prima il disastro della Superlega, ora il traumatico “no” di Mbappé. “Di solito – scrive il New York Times – in un club orgoglioso ed esigente come il Real Madrid, due imbarazzi così sarebbero sufficienti per dare il via ad ammutinamento. Florentino Pérez, invece, rimane potente, inattaccabile come sempre”.

Il Nyt dedica al padre-padrone del Real un lungo articolo, alla vigilia della finale di Champions. Nel quale descrive il suo l’impero assoluto, la sua invulnerabilità agli eventi avversi.

“Pérez, 75 anni, non è così vulnerabile alle vicissitudini del destino come ci si potrebbe aspettare da un presidente eletto democraticamente. Dopotutto, il Real Madrid è di proprietà dei suoi membri, ma sembra sempre più il regno personale di Pérez”.

“Il suo dominio sul Real Madrid è sostanzialmente inattaccabile, sia ufficialmente che concettualmente. Nel 2012, ha cambiato lo statuto del club per decretare che qualsiasi candidato alla presidenza deve essere socio da almeno 20 anni e possedere una fortuna personale equivalente al 15% delle entrate della squadra. Affermò, all’epoca, che fosse una misura necessaria per impedire che il Real Madrid venisse venduto a un investitore estero, ma da allora è corsa la battuta che i candidati alla presidenza devono anche lavorare nell’edilizia, avere tre figli e indossare scarpe taglia nove. Da allora Pérez ha partecipato a tre elezioni presidenziali. Nessun rivale è stato in grado di soddisfare i criteri di legge”.

Ma secondo il Nyt è istruttiva la gestione comunicativa dei flop. “Ha represso quasi ogni sfogo alla critica”. Basta leggere “i resoconti dei gran parte dei media di Madrid sull’affare Mbappé. Piuttosto che una sconfitta per il Madrid, la decisione di Mbappé è stata lanciata come quella di un mercenario e un traditore, un voltagabbana che ha dato la sua parola a Pérez e poi lo ha tradito”.

“Anche il fatto che abbia scelto El Chiringuito per la sua prima apparizione per discutere della Superlega non è stato un caso. Lo spettacolo presenta regolarmente importanti giornalisti tifosi del Madrid che sono noti per scoppiare in lacrime per i successi del club, o inveire contro quelli – Gareth Bale, Eden Hazard – che si ritiene abbiano disonorato il club. Lo spettacolo non è, in questo, un valore anomalo. Pérez supervisiona una vasta rete di mezzi di informazione flessibili, dipendenti non solo dalla sua grazia, ma anche intimiditi dalla vastità e dal peso dei suoi interessi commerciali. Pérez ha sempre affermato di essere potente solo perché è presidente del Real Madrid, ma non è del tutto vero. È potente anche in molti altri modi”.

Tutto questo potere “gli ha permesso di gestire il Real Madrid come meglio crede. Il Real è, in questo senso, qualcosa di anomalo, quasi un ritorno al passato, in un’era in cui la maggior parte dei suoi coetanei ha diversificato e approfondito il proprio staff. Pérez direbbe, ovviamente, che funziona: cinque finali di Champions League in nove anni sono tutte le prove di cui ha bisogno. Questo, forse, è il suo dono più grande. Non importa quello che fa, non importa quanto possa sembrare improbabile, Pérez ha una straordinaria capacità di emergere trionfante. Questo poteva essere l’anno che ne avrebbe destabilizzato il regno costruito così faticosamente. Potrebbe, invece, rivelarsi l’anno che lo ha cementato per sempre”.

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